Scoperto un traffico di pannelli solari stoccati a Cittadella e spediti in Africa

Traffico di rifiuti elettronici verso l’Africa, a Cittadella un capannone finisce sotto sequestro. Un traffico internazionale illecito che ha portato inoltre al sequestro di un migliaio di pannelli. E così ieri mattina alle 7.30 le forze dell’ordine si sono presentate nello stabile di via Case Bianche per far scattare il provvedimento. Nel mirino dei militari è finita l’attività di un 52enne originario del Marocco, che risiede a Galliera Veneta. L’uomo è difeso dall’avvocato Paola Miotti e deve far fronte a un’inchiesta che corre tra l’Alta e Genova.
L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Genova, in collaborazione con i militari dello stesso nucleo di Venezia e dei comandi provinciali di Genova e Padova, nonché con personale dell’Agenzia delle dogane di Genova. Gli uomini dell’Arma stanno eseguendo decreti di sequestro preventivo e probatorio - emessi rispettivamente dal Tribunale e dalla Procura di Genova - del magazzino di Cittadella e di circa mille pannelli fotovoltaici e altri rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e batterie rinvenute nel corso di due ispezioni di container effettuate nel porto di Genova.
L’attività investigativa sviluppata dal Noe del capoluogo ligure, da cui sono partiti i sequestri, si inserisce in una più ampia strategia di monitoraggio e controllo della gestione e delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, in particolare di pannelli fotovoltaici, indicata dal comando carabinieri per la Tutela ambientale di Roma.
Gli accertamenti hanno consentito di denunciare per traffico illecito di rifiuti tre africani - quello originario del Marocco, attivo a Cittadella, e due del Burkina Faso - che avrebbero organizzato almeno due spedizioni per il Burkina Faso e il Togo di circa 850 pannelli fotovoltaici usati nel primo caso e circa 100 nel secondo, senza rispettare le norme sulle spedizioni transfrontaliere.
Nello specifico, i tre avrebbero omesso di di allegare la documentazione che va ad attestare la funzionalità dei pannelli e l’adeguatezza degli imballaggi contro i danni durante il trasporto. Tutti i pannelli provenivano da dismissioni di grossi impianti fotovoltaici presenti in diverse regioni italiane. Le contestazioni nei confronti del cittadino marocchino, titolare della società cittadellese che materialmente ha effettuato la spedizione, hanno posto un’altra questione: avrebbe indicato nei documenti di trasporto un numero inferiore di pannelli ed attestato falsamente che il materiale trasportato era costituito da apparecchiature elettriche ed elettroniche usate e non rifiuti.
Un comportamento che, secondo i militari, ha finito col trarre in errore il personale dell’Agenzia delle dogane che validava le bollette doganali; bollette che, di conseguenza, erano basate su presupposti errati. Non solo: le indagini hanno accertato pure che, nel capannone di via Case Bianche - oltre alla presenza di molti altri pannelli fotovoltaici, alcuni dei quali danneggiati - era stata sistemata una molteplicità di apparecchiature elettriche ed elettroniche danneggiate o smontate. Un quadro complesso, ma tale da portare a una valutazione: si tratterebbe di un’illecita gestione di rifiuti derivante da apparecchiature elettriche ed elettroniche, una gestione effettuata senza autorizzazione. —
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