Se ne va Mariangela Melato grande artista senza divismi

Prim’attrice in teatro, indimenticabile per leggerezza ed ironia
Di Annalisa Daprile
L'attrice Mariangela Melato, in posa, al termine della presentazione del film: " Un Uomo Per Bene " (Ita) di Maurizio Zaccaro al Festival di Venezia nel 1999 CLAUDIO ONORATI/ANSA
L'attrice Mariangela Melato, in posa, al termine della presentazione del film: " Un Uomo Per Bene " (Ita) di Maurizio Zaccaro al Festival di Venezia nel 1999 CLAUDIO ONORATI/ANSA

ROMA. «Finche dura l’amore io lo voglio perfetto» dice la sottoproletaria lombarda Fiore in “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, mentre le sue lacrime si confondono con quelle dell’operaio siciliano Carmelo (Giancarlo Giannini). E come dimenticare quel sospiroso “sodomizzami”, sempre rivolto a Giannini, in “Travolti da un insolito destino”. Sono solo due delle immagini consegnate alla coscienza collettiva di questo Paese da una delle sue attrici più grandi: Mariangela Melato. La Signora del teatro è morta all’alba di ieri in una clinica di Roma dopo una lunga malattia, aveva 71 anni. Dopo una camera ardente privata nella clinica Antea, oggi, alle 15, nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, sarà celebrata la cerimonia funebre. Brillante nelle commedie che, negli anni ’70, l’hanno consacrata al grande pubblico, intensa nei ruoli drammatici delle opere di Shakespeare e delle tragedie greche, Mariangela Melato lascia un vuoto ingombrante nel mondo dello spettacolo. È stato Renzo Arbore, suo ex compagno, la sua storia d’amore più importante, a diffondere (autorizzato dalla famiglia) la notizia della scomparsa dell’attrice. «Mariangela Melato se n’è andata dopo avere combattuto con la stessa intelligenza, determinazione e coraggio che hanno sempre caratterizzato la sua vita e il suo impegno artistico e che lascia a tutti noi come esempio di amore per la vita, per l’arte e per il lavoro» ha detto Arbore, provato dal dolore per la perdita di una donna che, come ha raccontato, ha segnato la sua vita, lo ha aiutato a maturare e con cui è sempre rimasto in contatto, anche dopo la fine della loro relazione. Poi, man mano che la voce della sua morte risuonava tra mezzi d’informazione e social network, sono arrivati fiumi di commenti, saluti, ricordi. Dal messaggio del capo dello Stato, Giorgio Napolitano («La ricordiamo come una delle attrici più popolari, stimate ed apprezzate per il suo spiccato talento, espresso fino all’ultimo con forza di volontà ed entusiasmo»); ai twitter di Roberto Saviano, Ferzan Ozpetek, Fabio Fazio, Fiorella Mannoia; agli aneddoti rievocati da Pupi Avati (che l’ha diretta nel suo debutto cinematografico, Thomas e gli indemoniati, 1970), Dario Fo, Franca Rame, Pippo Baudo, Giancarlo Giannini e Lina Wertmuller. E proprio la regista che l’ha diretta in “Mimì metallurgico”, “Travolti da un insolito destino” e “Film d’amore e d’anarchia”, è stata tra le prime persone a porgerle l’ultimo saluto alla camera ardente. «Sono affranta, eravamo amiche, ci volevamo bene» ha detto Wertmuller. E dopo aver visto la sua musa ha aggiunto: «Anche adesso di Mariangela mi ha sconvolto la bellezza, è bellissima, candida, nobile». Giannini, con cui l’attrice ha formato una delle coppie più memorabili del cinema italiano, ha detto: «Eravamo un trio affiatato e straordinario Lina, Mariangela ed io, e portavamo in scena delle storie che raccontavano il lato più bello della vita. Mariangela era straordinaria. Recitando con lei diventavo spettatore, tanto riusciva a rendere bene il personaggio e ad essere ammaliante, con i suoi occhi bellissimi e con quella luce che partiva da lei». Nata a Milano il 19 settembre del 1941, una giovanissima Mariangela Melato studia pittura all’Accademia di Brera. Nel 1960 entra nella compagnia di Fantasio Piccoli, poi lavora con Fo, Luchino Visconti, Ronconi. Il cinema la scopre con Pupi Avati e le sue interpretazioni in pellicole come “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi, “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri, “La poliziotta” di Steno, “Caro Michele” di Mario Monicelli, “Casotto” di Sergio Citti, e i film con la Wertmuller, la rendono popolarissima. Ma il suo grande amore resta il teatro, dove ha continuato a lavorare negli ultimi anni nonostante la malattia. Memorabile la sua ultima Filumena Marturano, girata per la tv nel 2010 con Massimo Ranieri e ritrasmessa da Raiuno proprio pochi giorni fa.

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