Sedicenne rugbista padovano bullizzato, 10 indagati a Rovigo

Rito violento di "iniziazione": quattro atleti indagati per lesioni, sei tra tecnici e accompagnatori chiamati a rispondere del loro silenzio
I segni delle violenze patite sulla schiena del ragazzo
I segni delle violenze patite sulla schiena del ragazzo

PADOVA. Quattro atleti indagati per lesioni, sei tra tecnici e accompagnatori chiamati a rispondere del loro silenzio. Il mondo del rugby torna a fare i conti con il bullismo dopo la denuncia di un 16enne padovano sottoposto ad un rito di iniziazione per il suo arrivo in squadra, a Rovigo, finito con una prognosi di 10 giorni.

Secondo le accuse del pm Andrea Bigiarini, supportate dal referto medico, tutto è avvenuto in pullman durante una trasferta della squadra under 18, dopo il rifiuto del ragazzo al taglio goliardico dei capelli a zero. Un no che ha fatto diventare il gioco più pesante durante il rientro da una partita a Padova.

I compagni di squadra gli hanno proposto due "punizioni" alternative e il giovane ha optato per quella chiamata "bottone". In pratica una sorta di quiz nel quale, alle domande poste dal capitano, gli altri atleti rispondono schiacciando un pulsante, ovvero il fondoschiena di colui che deve subire l'iniziazione. Di fronte ai lividi e alle ecchimosi, i genitori non ci hanno pensato un attimo e si sono rivolti alla magistratura, togliendo il figlio dalla società e tesserandolo altrove.

Episodi di aggressioni a sfondo goliardico si ripetono nel mondo della palla ovale con sempre maggior frequenza. Il più eclatante in Veneto è accaduto nel 2015 al collegio salesiano Astori di Mogliano Veneto, sede dell'Accademia under 18 della Federazione italiana rugby. In quel caso tre giocatori minorenni sono stati affidati ai servizi sociali e un quarto ha affrontato il processo per vessazioni e violenze nei confronti di un compagno.

"Riti di iniziazione" degenerati in abusi hanno riguardato anche altri sport, come il nuoto. Sette anni fa una squadra vicentina si è recata in Svizzera per una gara. Ad un ragazzo di 11 anni sono stati rasati i capelli lasciando in evidenza, sul cranio, una croce, mentre ad un coetaneo la tosatura è stata evitata solo grazie all'intervento dei genitori. Si è trattato, in quel caso, di una punizione perchè i due adolescenti avevano disobbedito alle regole imposte dai leader della formazione.

Anche in quella circostanza gli allenatori sono sembrati stupiti del clamore dato al caso: il taglio dei capelli prima di una importante gara europea, hanno sostenuto, era semplicemente un blando rito di iniziazione, un modo per cementare lo spirito di gruppo. Accusati di violenza privata, i due atleti che avevamo materialmente privato delle ciocche il compagno sono stati condannati a 15 giorni mentre gli allenatori sono stati assolti.

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