Selfie e passeggiate sul ponte arcobaleno «Padova si dimostra sensibile ai diritti»

I più sanno perfettamente cosa rappresenta l’arcobaleno che ha cambiato il volto di Corso del Popolo: la convinzione che tutte le persone hanno cittadinanza nella nostra città, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Quel lungo tratto di marciapiede da anonimo grigio ha preso i colori della libertà ed è diventato un simbolo di rispetto. Basta trascorrere dieci minuti sul ponte per assistere a un via vai di curiosi da selfie e foto ricordo. Una forma originale di Gay Pride che non dimentica la parata dell’orgoglio del popolo Lgbt+.
l’approvazione
«Sono venuta apposta» rivela Beatrice Collelli, 27 anni ingegnere, «sapevo di questa iniziativa e penso non sia scontato che un sindaco promuova con tanta determinazione i diritti di tutti. Proprio quest’anno avevo deciso di partecipare alla parata e mettere la foto del ponte sui social sarà il mio modo personale di partecipare». «L’arcobaleno è stato tanto usato in questi ultimi mesi» aggiunge Marta Pavan che lavora vicino, «e ho paura sia facile accostare il marciapiede arcobaleno al messaggio “andrà tutto bene” riferito al Covid-19. E poi sono i colori della bandiera della pace, quindi anche questo rischia di confondere. Servirebbe una targhetta esplicativa». Le differenze le spiega l’assessora Francesca Benciolini, che proprio ieri mattina era sul ponte ad ammirare lo spettacolo di colori e idee: «La bandiera della pace» rivela, «ha sette colori, il simbolo della comunità Lgbt+ sei: manca l’indaco. E poi, naturalmente, manca la scritta “pace”». In ogni caso piace: «Bella l’idea, bella l’iniziativa, sono una sostenitrice della manifestazione» aggiunge Francesca Regazzo, «all’inizio non avevo capito cosa fosse, ma già il colpo d’occhio mi aveva conquistata». «Si capisce benissimo il riferimento» è invece il parere di Sara Gei, studentessa di 25 anni, «e poi siamo proprio di fronte alla sede della comunità Lgbt+. L’anno scorso ero nel popolo che ha attraversato la città ed è stato molto emozionante». Con lei Ali Loh, australiano, a Padova per amore: «Un tocco di colore» sottolinea, «che si fa portatore di un tema importante. Penso Padova sia sensibile rispetto ai diritti civili». «Insomma – mette i puntini sulle “i” Marta – penso che abbiamo ancora qualche passo in avanti da fare: è indicativo che se ne continui a parlare come fosse strano, già questa è una discriminazione».
padovani coinvolti
Il tema coinvolge i padovani: «Questo non si ruba» scandisce Simone Lago, riferendosi alla bandiera portata via dalla Gran Guardia, «quest’anno potremmo partecipare tutti passeggiando sul ponte». «È anche artistico» gli fa eco Roberto Nalon, «con l’onda di colori che interseca il corridoio arcobaleno».
sensibilità e diritti
Il sorriso di Antonio Cannavacciuolo illumina di allegria la passerella: «Io sono della comunità Lgbt+» rivela, «e quest’azione è di grande sensibilità. Adesso organizziamo più incontri nelle scuole, per i ragazzi più giovani. Lo dico da ex studente che avrebbe voluto che qualcuno gli parlasse della sessualità e da insegnante. Basta tabù, rendiamo la vita il più normale possibile». Si fa davvero fatica a trovare una voce fuori da un coro di entusiastici complimenti per l’iniziativa dell’Amministrazione. Solo Gianfranco, di corsa, dice a denti stretti: «Soldi buttati, non c’è rispetto neanche per la storia del ponte». A dirla tutta non sa bene perché quel tratto di Corso del Popolo si sia colorato. E quando lo scopre alza le spalle: «Ognuno è libero di fare e pensare quello che vuole, ma questa è solo ostentazione». —
elvira scigliano
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