Serprino, cambia il disciplinare: nuovo nome, più flessibilità, tappi per ogni mercato

Il Consorzio di tutela vini Colli Euganei aspetta solo l’ok del Ministero: tra le novità, l’introduzione della produzione “sui lieviti”, dedicata ai vini rifermentati in bottiglia

Nicola Cesaro
Il Serprino è al centro di un'importante campagna di valorizzazione
Il Serprino è al centro di un'importante campagna di valorizzazione

L’ok della Regione è arrivato in pochissime settimane, quello del Ministero delle Politiche agricole – dita incrociate – dovrebbe giungere entro fine anno. Così fosse, il Serprino potrebbe cominciare l’anno con una marcia in più.

Il Consorzio tutela vini dei Colli Euganei ha infatti approvato lo scorso dicembre – e spedito a Regione e Ministero – le modifiche al disciplinare di produzione della Doc “Colli Euganei”, che include ovviamente anche tutte le regole per la produzione del vino frizzante su cui tanto sta puntando l’ente.

Il disciplinare modificato introduce anzitutto la versione “sui lieviti” del Serprino, una tipologia in grado di valorizzare la tradizione antica dei vini rifermentati in bottiglia, che sta ricevendo sempre più consensi soprattutto dai consumatori giovani, ma che non era contemplata nel disciplinare di produzione in vigore. «Concretamente, a modifica accolta si potrà effettuare la seconda fermentazione direttamente in bottiglia e non in autoclave», spiega il presidente consortile Gianluca Carraro. «Oggi ci sono già imprenditori che producono “sui lieviti”, ma non hanno la possibilità di ribattezzare la produzione con la Doc». Questa modifica permetterà di variare anche i descrittori del vino da sottoporre ad eventuali future commissioni di assaggio: la torbidità, ad esempio, non sarà più un motivo di esclusione.

Particolarmente strategico è poi l’intervento richiesto sugli articoli del disciplinare relativi all’etichettatura. D’ora in poi il vulcanico frizzantino si chiamerà Serprino dei Colli Euganei e non più Colli Euganei Serprino: un’inversione che mette l’enfasi sul prodotto, che vuole diventare sempre più brand, prima ancora che sulla georeferenziazione. Cambio di etichettatura, ma con intenti opposti, per i vini rossi ottenuti da uve di origine bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Carmenére e Merlot): verrà enfatizzato il nome Colli Euganei, che nell’etichetta potrà essere scritto con carattere almeno doppio rispetto al nome dell’uva. «Chiameremo i nostri rossi Colli Euganei esattamente come la gente chiama Brunello i vini di Montalcino», sintetizza Carraro con un esempio efficace.

Il Consorzio, inoltre, chiede di mettere mano alla soglia minima di ceppi per ettaro necessari per far accedere i vigneti alla Doc: non più 4 mila viti per ettaro ma 3.500. «Una variazione, questa, che tiene conto dei cambiamenti climatici e della crescente difficoltà a opere in questi territori collinari», sottolinea Carraro. Sempre nell’ottica di una maggiore flessibilità è stato rimosso l’obbligo della resa massima per ceppo di 2 chili, mentre resta tale la resa massima di 9 tonnellate all’ettaro: «Il principio di salvaguardia della qualità resta intatto, limitiamo solo i paletti troppo rigidi sulle singole piante».

Mira ad agevolare le abitudini e le esigenze dei mercati stranieri – Nord Europa, soprattutto, ma anche Cina e Sudamerica – la modifica all’articolo 8 dedicato a confezionamento e imbottigliamento: «Saranno ammesse tutte le chiusure consentite dalle norme attualmente in vigore e che la tecnologia è in grado di praticare, quindi anche il tappo a vite, quello a corona e lo stelvin che tanto piacciono in certi Paesi».

È stato inoltre ipotizzato che i vini della denominazione, a eccezione delle Riserve, possano essere confezionati anche in “bag in box” da tre o da cinque litri. «L’obiettivo», conclude Carraro, «è essere maggiormente presenti sui mercati più sensibili al tema della sostenibilità: evitiamo di scendere sotto i 3 litri (per evitare l’effetto “vino da tetrapak, ndr) e di arrivare a esagerazione come i 10 litri, ma era doveroso anche questo cambio di passo».

La modifica del disciplinare, per cui si attende speranzosi il veloce ok del Ministero, è solo una delle tappe proposte nell’ambito del progetto di valorizzazione del Serprino avviato dal Consorzio. L’obiettivo è ambizioso: portare le 800 mila bottiglie prodotte oggi ad almeno 4,5 milioni in tre anni.

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