Settimana corta al liceo Curiel Il sondaggio scatena le proteste

Puntuale come la primavera, a casa delle famiglie dei ragazzi iscritti al liceo scientifico Curiel dell’Arcella qualche giorno fa è arrivato, insieme al modulo di iscrizione, il questionario che chiede di valutare la possibilità di comprimere l’orario settimanale su cinque giorni. Già bocciata per quattro anni consecutivi, la proposta della dirigente Michela Bertazzo stavolta dev’essere sembrata un po’ surreale - o quantomeno intempestiva - a tanti genitori. In più di cinquanta hanno scritto una lettera al collegio docenti per chiedere una riflessione sulla possibile scelta e anche sulla mossa della dirigente, che dopo un anno di didattica singhiozzante, fra distanza e presenza, e con tutti i problemi connessi alla pandemia, sembra andare contro il buon senso.
«Nonostante il parere sempre contrario espresso verso la settimana corta, la dirigenza continua a sottoporre ai genitori lo stesso questionario», denunciano i genitori, tramite una loro portavoce. «Siamo allibiti. Abbiamo alle spalle un anno di difficoltà mai vissute prima e crediamo che i nostri ragazzi abbiano bisogno di tutto tranne che di vedersi ridurre l’offerta didattica». Perché, anche se non detto esplicitamente, l’orario corto implica una compressione delle attività e dunque il taglio di qualcosa.
Nella lettera inviata ai docenti, i genitori degli studenti sottolineano quante e quali conseguenze potrà avere, sotto tutti i punti di vista, la pandemia sui ragazzi. Non è solo una questione di didattica, ma anche di socialità, di impatto psicologico. Una serie di privazioni, non ancora finita, che suggerirebbe - secondo i genitori - di non ridurre ulteriormente la scuola. Anzi, se mai fosse possibile, l’offerta dovrebbe essere ampliata. Perciò il questionario è sembrato stonato, rispetto al tempo che tutte le famiglie stanno vivendo.
C’è poi un’altra contestazione che le famiglie muovono alla dirigente. Ed è il fatto che il questionario è arrivato nelle case senza alcun coinvolgimento degli organismi scolastici. Ne era all’oscuro, ancora secondo i genitori, il consiglio di istituto. Non sono stati sentiti gli studenti («Ed è grave», sottolinea la portavoce dei genitori, «perché la scuola sono loro, prima di tutto») e la proposta è stata inserita «subdolamente» nella busta che contiene il modulo di iscrizione. Mandata anche ai ragazzi di terza media che frequenteranno il liceo l’anno prossimo. Per tutte queste ragioni, i genitori invitano i docenti a ripartire da una riflessione sull’orario e, semmai, a coinvolgere tutte le parti in causa. —
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