Severi, video hard nelle chat degli studenti. La preside scrive a tutti i genitori: vigilate

Padova. Filmati pedopornografici nei telefonini dei ragazzi, arrivano in classe anche i carabinieri. Il provveditore: fenomeno diffuso
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - RAGAZZI AL SEVERI
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PADOVA. Sono passati di cellulare in cellulare, di chat in chat, finché non sono stati intercettati da un genitore che preoccupato ha immediatamente avvisato la preside della scuola. Si tratta di due video a contenuto pedo-pornografico, che da diversi giorni ormai girano nelle chat di Whatsapp di ragazzini di 14-15 anni, molti dei quali dell’istituto tecnico Severi.

«Sono stata informata di quello che stava succedendo a scuola da una telefonata di un genitore, uno dei pochissimi che sono in grado di controllare davvero il telefono dei figli», spiega la dirigente scolastica del Severi, Nadia Vidale. «Mi informava che nel gruppo Whatsapp formato dai compagni di classe girava un video pedo-pornografico».

La preside è andata nella classi in questione e ne ha chiesto contezza agli studenti. «Devo dire che i rappresentanti di classe sono stati molto collaborativi. La segnalazione è stata purtroppo confermata». Ma la storia non è finita qui. Poiché la diffusione di materiale pedo-pornografico è un reato, la preside si è sentita in dovere di avvertire i carabinieri, che lunedì mattina si sono presentati al Severi.

«Sono venuti a scuola e hanno accertato alcuni passaggi del video fra gruppi whatsapp di diverse classi, fino a raggiungere un’altra scuola. Hanno visitato le classi e fatto cancellare tutti i video». Nel corso della mattinata si è scoperto che ne girava anche un secondo. «È stato segnalato da uno studente», spiega. I ragazzi dunque si sarebbero resi conto della gravità del fatto, anche se solo dopo l’intervenuto dei carabinieri. «Gli studenti ignorano che la pedopornografia è un problema grave. Inoltrano il materiale ricevuto con leggerezza, trasmettendolo inconsapevolmente a terzi sconosciuti», riflette la preside. «I genitori invece non hanno, in generale, alcuna capacità di controllo sull’operato dei figli coi dispositivi, pur essendone penalmente responsabili».

Essendo un fatto che non è accaduto direttamente a scuola, l’istituto non ha previsto sanzioni disciplinari nei confronti degli studenti. «Non ci sono, al momento, evidenze che i video coinvolgano alunni dell’Istituto né che la diffusione sia stata fatta a scuola. Se vogliamo, è una fortuna che sia a scuola che è emerso il caso, perché questo permette a noi e alle famiglie di promuovere azioni di consapevolezza».

La preside ha mandato una circolare a tutti i genitori, informandoli del fatto e invitandoli a «vigilare attivamente sui contenuti presenti nelle chat dei loro figli, che spesso contengono anche altro materiale sconveniente (bestemmie, insulti. . .)» . A riguardo è intervenuto anche il provveditore agli Studi Roberto Natale: «Purtroppo si tratta di un fenomeno diffuso e difficile da arginare, ma come ha dimostrato anche il comportamento della preside del Severi, che è stata molto attenta nel trattare il problema, la scuola è preparata a intervenire». —
 

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