Sfratti e ingiunzioni è scontro legale su villa Nani Loredan

SANT'URBANO. Villa Nani Loredan “porta” Comune e Pro loco in tribunale. La gestione della storica villa Cinquecentesca costruita dai nobili veneziani Nani è infatti al centro di un aspro contenzioso tra l’ente municipale e il sodalizio paesano.
Di fatto, la bagarre legale pare essere la punta di un iceberg che si sta sciogliendo ai bollenti rapporti che ormai da cinque anni intercorrono tra Comune e Pro loco, realtà in cui compaiono peraltro ex amministratori come il presidente Roberto Donegà (già assessore al sociale) o il segretario Dionisio Fiocco (ex sindaco) e che a oggi conta una sessantina di aderenti. I dissapori tra Comune e Pro loco sulla gestione della villa, patrimonio della Regione, sembrano nascere dal maggio 2014, mese in cui la Regione impone l’istituzione di un comitato di indirizzo per la gestione dell’immobile, composto dal presidente dell’Istituto regionale Ville Venete (Irvv), dal direttore del Dipartimento regionale Cultura, dal direttore della sezione regionale del Demanio, da un rappresentante del Comune e - elemento di novità rispetto al panorama generale - uno della Pro loco.
Il 2014 è inoltre l’anno in cui è scaduta la convenzione che affidava la gestione effettiva della villa alla Pro loco: «Abbiamo sempre mostrato disponibilità a collaborare con l’amministrazione comunale» affermano dal sodalizio «anche se abbiamo deciso di non accettare la bozza di convenzione che il Comune ci ha presentato a fine 2014: di fatto ci veniva chiesta massima disponibilità a fronte della possibilità di essere cacciati da un momento all’altro». Durante le festività natalizie del 2014, ecco arrivare dal Comune un’ordinanza di sgombero diretta alla Pro loco: «Ci è stato chiesto di rimuovere dalla villa ogni nostra struttura e dotazione. Così abbiamo fatto, tanto che a fine gennaio l’ufficio tecnico comunale ha confermato l’effettivo sgombero». A marzo, però, una nuova ordinanza del Comune, in cui veniva chiesto il ripristino dell’impianto elettrico e del gas - rimossi dalla Pro loco in fase di sgombero - considerati come servizi permanenti e non di proprietà della Pro loco. «Si tratta di impianti che abbiamo installato noi e a nostre spese. Lo stesso ufficio tecnico, due mesi prima, nel sopralluogo post-sgombero non aveva ritenuto scorretto la rimozione di quei servizi. Fatto sta che il Comune ci ha imposto il ripristino degli impianti pena la restituzione di un contributo del 2009 di 18.500 euro, concesso dalla vecchia amministrazione come contributo straordinario per fatture già pagate di lavori nella villa».
Messa alle strette, complice anche un’ingiunzione di pagamento del Comune, la Pro loco ha deciso di rivolgersi a un legale. Lo scorso giugno il Tribunale di Rovigo ha quindi ordinato la sospensiva di ogni richiesta di pagamento, fissando l’udienza per il prossimo 7 settembre. «Il Comune ha già speso 5 mila euro di avvocati e ci ha costretti a fare una colletta per pagarci una copertura legale», tagliano corto dalla Pro loco. Il Comune si è affidato all’avvocato Fulvio Lorigiola, prevedendo una spesa di 4.719,94 euro a cui si devono aggiungere 1.440 euro qualora si proceda con il dibattimento.
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