Sgardoli sul Piave per raccontare “Il giorno degli eroi”

La tregua di Natale che nel 1914 vide affratellati, per qualche ora, soldati inglesi e tedeschi che combattevano su fronte occidentale ha ispirato lavori teatrali, film, canzoni. Lo scrittore trevigiano Guido Sgardoli è partito invece da un episodio analogo, avvenuto, secondo alcune testimonianze, sul fronte del Piave nel 1917, per raccontare in “Il giorno degli eroi” (Rizzoli, pp 290, 15 euro) la ferocia della Grande Guerra.
Guido Sgardoli è uno dei maggiori autori italiani per ragazzi, ma qui si rivolge a una fascia di lettori, i giovani-adulti nella lingua editoriale, che confina con quella del lettore tradizionale. Se dunque il libro da un lato conserva una carica didascalica e la volontà di far capire ai più giovani cosa sia stata la guerra di trincea, dall’altro racconta una storia di forte impatto emotivo, un’epica della pace che prova a restituire ai ragazzi del ’99 quella capacità di scelta che la retorica - militarista e antimilitarista - ha a loro a lungo sottratto.
La storia è quella di Silvio, contadino trevigiano, ragazzo del ’99 cresciuto nel desiderio di combattere come gli adulti e poi alle prese con la durezza di una guerra in cui gli uomini vengono usati come moneta da spendere nella dinamica del logoramento, da cui emergerà vincitore chi ha resistito più a lungo. E se l’evento centrale è il momento di fratellanza che svela l’assurdità degli attacchi frontali e dei massacri contro nemici che sono in realtà ragazzi con gli stessi sogni e la stessa umanità, accanto a questo c’è la vita di trincea, la solidarietà tra uomini che parlano dialetti diversi, appartengono a classi diverse, hanno consapevolezza diverse, ma si riconoscono fratelli. Silvio, col suo mondo contadino fatto di stagioni e lavori che si ripetono, diventa adulto accanto al Professore, all’operaio bolognese Rame, al nobile Colussi, a un Italia che si scopre variegata ma unita nella sofferenza.
Dietro “Il giorno degli eroi” c’è la lezione di Lussu, con la frattura tra la truppa e gli ufficiali, ma anche quella dei tanti diari ed epistolari, che specie negli ultimi anni hanno consentito di raccontare la guerra dal punto di vista di chiviveva e moriva nelle trincee. Ragazzi come Silvio, che hanno fatto in tempo a capire che la guerra non portava da nessuna parte.
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