«Sì, ero il benzinaio più costoso di Padova ma i clienti venivano perché amavano me»

Padova. «Sì, avevo i prezzi più alti di tutti ma la gente continuava a venire. Veniva per me. Passare di qua significava rifornimento, pulizia del parabrezza e controllo della pressione degli pneumatici». Self service questo sconosciuto. In un mondo che automatizza tutto Amedeo Fecchio è ancora un cuore che batte dietro la pompa delle accise dure a morire. Per quarant’anni è stato il sorriso rassicurante del “ti spenno ma ti coccolo” e ora che di anni ne ha 73 e deve andare in pensione, è arrivato anche il momento delle lacrime. «Il mio grande rammarico è non aver trovato un successore. Che fine farà tutto questo?», si gira imbarazzato e si strofina gli occhi.

La carriera
Eccolo l’ultimo benzinaio del centro di Padova, per una volta senza tuta con il logo della compagnia petrolifera ma sempre con la sua inseparabile Daewoo Matiz rosso fiammante. Eccolo in trasparenza, tra ricordi e sogni infranti, tra segreti e stereotipi, pregi e difetti. Alla fine ha dovuto appendere anche lui la pompa al chiodo, una pompa costosetta a dire il vero, forse la più “cara” della città. Ma anche questo ha contribuito a renderlo un personaggio. E non poteva essere altrimenti, visto che dal lontano 1979 gestiva l’area di servizio di via Goito, la prima che si trova venendo dal centro, un piccolo pit stop collocato tra i palazzoni dell’Ater e la pista ciclabile che costeggia il tronco maestro. Amedeo è serio e rigoroso. «Il distributore di benzina è un luogo di lavoro, ho sempre indossato la tuta con i colori della compagnia: prima Api, ora Ip» racconta. «La forma è importante e il cliente ha sempre ragione. In 40 anni mai una discussione, nemmeno quando qualcuno mi ha mancato di rispetto». Nel 1979 Amedeo Fecchio aveva 33 anni e lavorava in un magazzino in via Folengo. Abitava in via Salerno, però. Così quando il primo gestore della piccola area di servizio appena fuori dalle mura ha deciso di lasciare, lui è stato uno dei primi a saperlo. «Mi sono fatto due conti, il guadagno era allettante all’epoca. Non come adesso che se va bene riesci a metterti in tasca 1.200 euro al mese. Ai tempi d’oro, invece, il mio guadagno era di due milioni di lire al mese. Ho cresciuto due figli, ho comprato casa».

Gentile, sempre
Quando Amedeo ha indossato per la prima volta tuta che poi gli sarebbe rimasta incollata per 40 anni i palazzi dietro l’impianto erano le residenze dei militari dell’Esercito. «Nel piazzale c’erano i bambini che giocavano a pallone e io, a fine turno, mi fermavo con loro. Capitava spesso che i ragazzini passassero di qualche chiedendo se potevo aggiustare loro la bicicletta. Non ho mai detto no, ero consapevole del fatto che un giorno sarebbero diventati adulti, quindi possessori di auto, quindi potenziali clienti. Così è stato». La sua clientela però era prevalentemente femminile. «Il mio stile nel lavoro combaciava perfettamente con le esigenze delle donne» dice fiero. «Le donne non sono pratiche di queste cose, non vogliono sporcarsi le mani. Preferiscono rimanere al posto di guida e far fare tutto al benzinaio. Non ho mai lesinato un controllo alla pressione delle gomme o una pulita al parabrezza. Venivano qua perché sapevano che trovavano un servizio al cliente che ormai non fa più nessuno». L’area di servizio di via Goito era aperta dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30. Unica variazione nei mesi invernali: dalle 14.30 alle 19. «Ma io sono sempre arrivato alle 6.45, puntuale, ogni giorno per 40 anni. C’era chi ne approfittava ma non ho mai mandato via nessuno».
Prezzi altissimi
Bando ai convenevoli: i prezzi di Amedeo Fecchio erano i più alti di Padova. La circostanza era nota anche ai giornali e quando bisognava trattare il tema del “caro benzina” la foto in via Goito era inevitabile, con il solito tabellone recante prezzi tra i più alti d’Italia. «È tutto vero, non posso negare» ammette Amedeo. «Il prezzo era sempre di 10-12 centesimi in più rispetto agli altri. A volte anche 20. Ma non dipendeva da me, era il fornitore che faceva i prezzi. Io arrivavo la mattina, telefonavo e mi si diceva il prezzo del giorno. Certo, avrei potuto abbassarlo ma ci avrei perso io». Quello delle aree di servizio è un mondo che ha subito una profonda mutazione, negli anni. Dal classico benzinaio si è passati prima al self, poi all’iper self. Via di questo passo sono nati impianti totalmente automatizzati, che praticano prezzi praticamente imbattibili. «Sono riuscito a resistere pure a questo. I miei clienti tornavano sempre, nonostante le tariffe record di altri distributori, anche quelli Ip come il mio. Ecco perché oggi mi sento di dire con una certa sicurezza che le persone tornavano per me».
La chiusura
Due-tre mesi fa Amedeo Fecchio ha esposto un cartello per cercare un nuovo gestore, con l’intento di garantire continuità alla clientela anche dopo la sua pensione. «Sono passate dieci persone, hanno chiesto informazioni ma nessuno ha deciso di fare il passo. Del resto, non è un gioco da ragazzi. Per cominciare bisogna fare una fideiussione di 25 mila euro e aprire una partita Iva». Dallo scorso mese di giugno c’è quindi il cartello “chiuso” che campeggia tristemente nella piazzola del pit stop da Amedeo. «Perché ho deciso di lasciare? Perché mia moglie mi ha detto: ora basta. Perché, a conti fatti, lavoravo per 5 euro l’ora. Perché è arrivata la fattura elettronica e quello è stato il colpo di grazia. Era il momento di lasciare. Abito a Teolo, ho un pezzetto di terra. Mi sveglio sempre alla stessa ora e alle 6.45 già sono in orto. Faccio tutte le mie cose con calma, senza correre. Sto bene, sono sereno. Gli unici momenti di tristezza arrivano quando penso a questo posto vuoto e chiuso». Si gira e, ancora una volta, si strofina gli occhi. —
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