«Siamo la categoria maggiormente penalizzata Il nostro target è serale»

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«Siamo la categoria più penalizzata rispetto alla perdita di fatturato e, sopratutto, alla perdita di lavoro per i nostri dipendenti». Marco Marmini, del ristorante “Corte dei Conti”, in centro, non nasconde la sua preoccupazione. «Speriamo che i decreti si attenuino e riprenda il lavoro – continua – Abbiamo perso oltre il 75% del fatturato nel corso del 2020 e la maggior parte del personale è a casa. Oggi siamo aperti con un cuoco, un lavapiatti e un cameriere (richiamato dalla cassa integrazione) e io sto lavorando come un dipendente perché siamo al 90% in meno del personale. Il resto del personale, in tutto una decina di persone, è a casa: avevamo un volume di lavoro importante, oggi nemmeno sopravviviamo. Inoltre c’erano 3-5 ragazzi a chiamata e il loro lavoro è sospeso in un mare di incertezze, senza quasi nessuna garanzia. Prima del Covid facevamo 120 eventi all’anno che sono letteralmente spariti. Un ristorante come il nostro era concentrato sulla sera: il rapporto tra pranzo e cena era di 20 a 80».
Di delivery la Corte dei Leoni non vuol nemmeno sentir parlare: «Non è la panacea al male della ristorazione – spiega Marmini – devi essere organizzato per farlo. Chi consegna chiede una provvigione del 40% e pagano a 60 giorni, senza contare che sfruttano dei ragazzi (i riders) a pochi euro. È un servizio utile quando hai buoni affari, altrimenti non è vantaggioso. E poi bisogna tener presente che per una cucina un po’ più elaborata non dà nemmeno un buon risultato: ci abbiamo provato durante il lockdown ed è stato un totale fallimento che non abbiamo più ripetuto. Qui il cliente vuole sedersi, mangiar bene ed essere servito, non ricevere a casa qualcosa di approssimativo che non assomiglia alle cose buone a cui era abituato». —
e. sci
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