Sicea nelle mani di Marabello

Cetera fuori dalla società entrata nell’orbita dell’ex presidente della Mattioli
Ogni volta che si parla della Sicea Srl, con sede in via Bachelet 8 a Busa di Vigonza, quasi tutti pensano all’ingegnere Leonardo Antonio Cetera, attuale esponente sia della giunta della Camera di Commercio e sia di Interporto spa. E invece, da alcuni mesi, i destini della società e quelli dell’ingegnere si sono divisi.


Sicea (nata da una costola della grande impresa internazionale Rizzani De Eccher negli anni Novanta, dalla fusione delle aziende Cea e Silac) è finita nell’orbita amministrativa di Gioacchino Marabello, l’ex presidente della Mattioli, l’impresa di via Crimea 94 che, a sua volta, faceva parte del consorzio romano-veneto Consta. In pratica la Sicea, non per volontà di Cetera senior ma per scelta della Rizzani De Eccher, visto che era ancora collegata al gruppo friuliano, è finita nella galassia delle imprese che aderiscono alla Compagnia delle Opere (Cl).


L’impresa di Vigonza, affiancata anche dalla nuova consociata Cosmat Engineering Srl che ha sempre come azionista e presidente Marabello, negli ultimi anni è stata la protagonista di tutta una serie di costruzioni, che hanno cambiato radicalmente il volto urbanistico della città. Tra le opere più note il Consorzio Metrobus, per l’appunto assieme alla Rizzani De Eccher, la Cittadella alla Stanga, i Musei Civici agli Eremitani, l’albergo Mantegna con annesso il Palazzo Tommaseo e tante altre nuove costruzioni e ristrutturazioni, tra cui quella dell’attuale azienda ospedaliera in via Giustiniani.


D’altronde anche l’ingegner Marabello non è certo un neofita nel pianeta delle costruzioni e delle grandi opere. La Mattioli-Consta, nei tempi d’oro prima della grande crisi del mattone iniziata nel 2008, ha realizzato uno dei terminal passeggeri a Roma-Fiumicino, il Ponte della Musica sempre nella capitale, i caselli dell’autostrada Vadastico Sud e anche il cavalcaferrovia Sarpi-Dalmazia qui a Padova.


Prima che i lavori fossero completati dai cinesi, il gruppo romano-padovano aveva anche ottenuto l’appalto per il rifacimento ex novo dell’antica ferrovia africana Adis Abeba-Gibuti (750 chilometri), realizzata in parte in epoca fascista. Ma i finanziamenti promessi dall’Unione Europea non erano più arrivati e, quindi, l’impresa di via Crimea fu costretta ad abdicare.


(f.pad.)


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