Sicuritalia, sit-in sindacale e nuova sfida giudiziaria

PADOVA. «Sicuritalia non recepisce le sentenza, perciò ci troveremo costretti a procedere ulteriormente per garantire giustizia ai lavoratori delle portinerie di Intesa San Paolo». Parole dell’avvocato di Adl Cobas Ettore Squillace, in presidio ieri mattina, assieme ad una delegazione di lavoratori e sindacalisti, di fronte agli uffici di Intesa San Paolo in via Adige a Sarmeola di Rubano. Una piccola manifestazione che prelude a nuove azioni legali e di protesta contro Sicuritalia, la società vincitrice dell’appalto per il servizio di portierato per il Gruppo Intesa in Veneto che, nell’ottobre 2016 era riuscita a strappare il contratto a fronte di un ribasso di circa il 40% rispetto alla precedente società di gestione.
«Un ribasso pagato dai lavoratori», sostiene Riccardo Ferrara di Adl Cobas «non appena subentrata nella gestione delle portinerie del gruppo, Sicuritalia ha imposto ai lavoratori ad un nuovo contratto, quello assai peggiorativo del settore dei servizi fiduciari (che prevede una paga da 4, 60 euro lordi all’ora) costringendo i circa 30 lavoratori a diventare soci della Coop Sicuritalia e tagliando loro i salari tra 30 e il 50%».
Nell’occasione, le proteste degli addetti alla sicurezza non si fecero attendere e tuttavia, consigliate dal sindacato, i lavoratori accettarono in extremis l’assunzione a paga ridotta, ma tre di loro decisero di portare avanti altrettante cause-pilota, con diverse fattispecie. «Il primo, Raffaele Di Chiara scelse, pure accettando il trasferimento a Sicuritalia, di non diventarne socio, e non fu assunto», fa sapere l’avvocato Squillace che li assiste in tribunale «il secondo, Vincenzo Melchionda accettò la nuova condizione di socio ma non la paga ridotta ed il terzo, Scipione Maiello, la cui unica colpa era stata quella di comparire in un paio di interviste televisive, fu trasferito da Padova a Mestre senza alcuna motivazione concreta. Abbiamo seguito le tre fattispecie vincendo in primo grado in tutti i casi. Ma il successo non ha sortito alcun effetto all’atto pratico: Sicuritalia si rifiuta di reintegrare Di Chiara, di pagare quanto dovuto a Melchionda e di reinserire Maiello nel suo posto di lavoro a Padova. Tutto ciò in barba alla legge, oltre che alla giustizia che la legge tutela». Conclusione? «Le azioni esecutive sono già in atto e siamo pronti a agire con tutti i mezzi legali a nostra disposizione per far valere un diritto riconosciuto dalla giustizia in ben tre sentenze del Tribunale di Padova anche attraverso il pignoramento dei conti correnti della società, qualora fosse necessario».
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