Sindone, team dell'Università di Padova contesta lo studio sulle macchie ematiche

La settimana scorsa era stato pubblicato il lavoro che sostiene la tesi del falso. "Conclusioni dubbie e limitate, sono state prese in cosiderazione soltanto due possibili posizioni del corpo di Cristo"
Fedeli in fila per l'ostensione della Sindone. Torino, 19 aprile 2015. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Fedeli in fila per l'ostensione della Sindone. Torino, 19 aprile 2015. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

PADOVA. I ricercatori dell’Università di Padova criticano il recente lavoro di Borrini e Garlaschelli secondo il quale molte delle macchie di sangue presenti sulla Sindone sarebbero false. Secondo il team padovano che già in passato ha condotto studi sul sudario simbolo della cristianità (composto dai professori Gianmaria Concheri, docente di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale e Giulio Fanti, docente di Misure Meccaniche e Termiche presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale; e i dottori Matteo Bevilacqua, già direttore della fisiopatologia respiratoria, Ospedale - Università di Padova e Stefano Concheri, medico ortopedico, Ospedale S. Antonio) lo studio di Borrini e Galaschelli «non convince tutto l’ambiente scientifico, perchè la »scoperta« è quantomeno dubbia, poco documentata nella pubblicazione citata e scientificamente troppo limitata».

Macchie di sangue false sulla Sindone, l'esperimento dei ricercatori

«Per giungere alle conclusioni, gli autori hanno ipotizzato solamente due possibili configurazioni dell’Uomo della Sindone - spiegano - posto in croce, oppure supino nel sepolcro dimenticando quindi tutte le posizioni intermedie: dalla deposizione dalla croce, al trasporto al sepolcro e alla preparazione del cadavere. Se invece si considerano tutte queste posizioni si può verificare anche sperimentalmente la perfetta compatibilità delle macchie ematiche riportate sulla Sindone con gli eventi della Passione, morte e deposizione dell’Uomo che vi fu avvolto».

Realizzato a Padova modello tridimensionale dell'uomo della Sindone

«Purtroppo il problema sindonico, assai complesso e multidisciplinare, in questo studio è stato affrontato da un punto di vista estremamente limitato - concludono - Per esempio, in corrispondenza della regione lombare, gli autori sostengono, senza dimostrarlo, che la colatura derivata dalla ferita al costato avrebbe dovuto trovarsi più in prossimità della scapola, anzichè dei reni; risulta ovvio quindi che essi non trovino corrispondenza con le colature ematiche della Sindone. In realtà queste sperimentazioni, pur semplicistiche e prevedibili, confermano proprio l’ipotesi del Gruppo Scientifico Padovano e cioè che si tratta di macchie di sangue post-mortali dovute a schiodature e mobilizzazione degli arti, alla rimozione della corona di spine, agli spostamenti del corpo per il decorso del sangue defluito dal costato e lungo la »cintura« di sangue toraco-lombare».

 

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