Soldati morti sul Venda, Di Donna assolto

Verdetto ribaltato in appello: l’ex direttore generale della Sanità Militare non è responsabile dei casi di tumore al polmone



Assolto per non aver commesso il fatto. La Corte d’Appello di Venezia - dopo una lunga camera di Consiglio - ha rovesciato la sentenza con la quale il Tribunale di Padova aveva, invece, condannato a due anni di reclusione per omicidio colposo l’ex direttore generale della Sanità Militare, Agostino Di Donna (ora novantenne), per il tumore ai polmoni che aveva ucciso due militari in forza all’ex base Nato del Primo Roc, due chilometri di gallerie a 80 metri di profondità, scavate nelle viscere del Monte Venda, sui Colli Euganei. A quelle profondità si sprigiona radon, gas cancerogeno.

Nel 2017, in primo grado, il Tribunale padovano aveva riconosciuto il nesso di causalità tra il luogo di lavoro dei due militari (e di un terzo pure malato, ma per fortuna non deceduto), la loro esposizione al gas per molti anni e l’insorgere del tumore che li aveva uccisi, condannando l’ex direttore generale e il ministero della Difesa a risarcire anche i danni alle loro famiglie. Nel 1988 Di Donna aveva comunicato al centro ricerche, esperienze e studi applicazioni militari l’intenzione di avviare un’indagine conoscitiva sugli eventuali livelli di contaminazione (gas radon) nelle installazioni militari. Ma non c’era stato seguito. Ieri, al termine della sua requisitoria, il procuratore generale Cicero ha chiesto la conferma della condanna a due anni di reclusione. Sentenza, invece, completamente rovesciata dai giudici appello, che hanno assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.

«Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza», osserva l’avvocata di parte civile Patrizia Sadocco, «perché se i giudici hanno ritenuto che Di Donna non avesse i poteri per indagare, è una cosa, e ci sarebbero sempre i margini per un risarcimento; ma se invece la Corte d’appello negherà il nesso di causalità tra l’esposizione al randon e il tumore ai polmoni – riconosciuto in primo grado - avremmo fatto un pesante passo indietro».

Collegamento causa-effetto - da parte sua - contestato nel corso della discussione dall’avvocato Giannuzzi dell’Avvocatura generale dello Stato, in rappresentanza del ministero della Difesa. La Corte d’Appello ha ora azzerato tutto e ci vorranno tre mesi per conoscere le motivazioni della decisione.

L’indagine della Procura di Padova era nata dopo la morte di Graziano Strazzacappa di Selvazzano (nel giugno 2013) e di Nicola Santacroce (di Rubano, nel 2010) per carcinoma polmonare. Marescialli dell’Aeronautica assistenti al traffico aereo, per 32 anni avevano lavorato nella sala operativa della base militare Nato attiva dal 1958 al 1998, in anni di Guerra Fredda. Nelle viscere della terra si trova il radon, gas naturale, pur presente in concentrazioni diverse. Secondo l’accusa, nella base del Monte Venda era stato registrato un picco massimo di 36 mila becquarel al metro cubo, contro un limite di legge di 500. Per la Corte, non una responsabilità di Di Donna. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova