Soldi “bloccati” al padre ex medico «Troppi bonifici a quell’amica»

«Ho fatto studiare i miei figli, senza far mai mancare nulla. Li ho aiutati anche quando sono usciti di casa comprando la casa a ciascuno di loro. E sempre a loro ho dato soldi, tanti soldi. E qual è stata la ricompensa? Mi hanno portato in tribunale, trattandomi come se avessi l’Alzheimer o una malattia mentale solo perché spendo il danaro, guadagnato con il mio lavoro, come voglio. Quanta amarezza...». Lo sfogo è del dottor Beppino Baratto, 86 anni il prossimo 27 agosto e vedovo dal 2012, già medico condotto e ufficiale sanitario nella Bassa Padovana, ora in pensione con residenza ad Abano. Dallo scorso febbraio non può più mettere mano al suo patrimonio e alla pensione di 3.743 euro al mese: il giudice onorario di Padova Graziella Colussi ha nominato un amministratore di sostegno (l’avvocato Mariella Melandri). A dare l’avvio al procedimento, il ricorso dei due figli (Fabio Baratto, primario di Anestesia e rianimazione all’ospedale di Schiavonia, e Marco Baratto, agente di commercio, difesi dai legali Carlo Cristante ed Eleonora Morra): hanno sostenuto che il padre non è più in grado di provvedere all’amministrazione del patrimonio e di conservare i risparmi per far fronte alle sue necessità. Troppi soldi usciti dai conti dell’anziano genitore e arrivati nelle tasche di una signora 56enne di Conselve che, con il marito e la sorella, ha aperto la sua casa al vecchio medico di famiglia. E che è disponibile per lui 24 ore su 24. «Un’amica, nient’altro che un’amica che per me c’è sempre. Ecco perché sono generoso con lei» osserva il diretto interessato. Una ricostruzione che non ha convinto il giudice. Tant’è che il ricorso dei figli è stato accolto, in seguito alla consulenza del medico legale Silvia Zanaldo. In attesa di presentare un contro-ricorso per sollecitare la revoca dell’amministratore di sostegno, il dottor Baratto (assistito dai legali Riccardo Rocca e Alessandra Bossola) ha voluto dire la sua.
Lo sfogo
«Ho quasi 86 anni e non sono uno stupido» precisa, «O forse un uomo vecchio deve essere considerato un deficiente? Il mio medico di base ha attestato che sono capace di intendere e di volere. Cosa che ha verificato pure un notaio in occasione della vendita della mia casa ad Albarella poco prima del provvedimento... Casa venduta perché il costo di manutenzione altissimo era a carico mio e ormai non ci andavo più. È umiliante essere trascinato in tribunale dai figli, dopo tutto quello che ho fatto per loro. I soldi e i beni che ho accumulato sono il frutto del mio lavoro di medico. Sarà mio diritto farne ciò che voglio e disporne come credo. O no?».
L’amica
Secondo i figli negli ultimi tempi dai conti del padre (uno dei quali cointestato con la signora) si sarebbero volatilizzati più di 150 mila euro nell’arco di sei mesi; mentre alla stessa signora l’anziano medico avrebbe effettuato due bonifici di 30 mila e 40 mila euro tra il 2015 e il 2016 comprandole un’Audi per 30 mila euro. In più il padre ha riscattato la polizza stipulata a favore dei nipoti minorenni per un valore di quasi 30 mila euro. Pronta la replica: «Ho donato alla signora un immobile a Megliadino con riserva di usufrutto a me per un semplice motivo: mi fa da mangiare e da autista, mi dà supporto e vivo durante la giornata nella sua famiglia. Potrò fare dei regali alla persona che si occupa di me, visto che non lo fanno i miei figli? Quanto all’auto, ho comprato un’Audi usata perché la signora mi accompagna ovunque. Preciso che sono soldi miei». Soldi al momento blindati: «Mi è stata assegnata una carta di credito prepagata ogni mese con 3 mila euro della pensione. Soldi che l’amministratore di sostegno deve caricare entro i primi cinque giorni del mese. Ma fino a stamattina non c’era un euro: sono sei notti che non dormo perché non ho un soldo». È stata la consulenza medico legale a sostenere l’incapacità del dottor Baratto: «Sono stato sottoposto a un test in agosto in una stanza senza aria condizionata a 40 gradi, da solo. Ero agitato, avevo una tachi-aritmia che avrebbe potuto provocare una fibrillazione atriale». I figli hanno replicato che è il padre a non voler rapporti con loro. Lo scorso 26 giugno l’amministratore di sostegno si è presentato a casa del medico, chiedendo di entrare con il figlio maggiore: il padre non ha voluto saperne. L’amministratore di sostegno ha scritto che Beppino Baratto «si trovava a casa solo, senza soldi e costretto a prepararsi la cena...» e che «ovunque le foto della signora troneggiavano nella sala da pranzo». Nella nota dei carabinieri intervenuti si legge che il dottor Baratto «appariva in buone condizioni fisiche.... La casa era in perfetto ordine e pulizia... (L’anziano medico) ci spiegava che non aveva aperto al figlio: non era intenzionato a incontralo perché l’aveva portato in tribunale». Due verità. E la guerra continua. —
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