Sosta libera e selvaggia all’Istituto Oncologico di Padova

PADOVA. Sosta libera e “selvaggia” all’Istituto Oncologico Veneto (l’ex ospedale “Busonera”) di via Gattamelata. Il grave ritardo nei lavori di completamento dei parcheggi sul lato orientale dell’area – causato dal ricorso al Tar che i residenti dei condomini confinanti hanno presentato contro l’intervento – sta causando enormi disagi.
Prima ancora di entrare allo Iov, in effetti, è già evidente come sia grave la mancanza di parcheggi a servizio di una struttura in cui ogni giorno girano almeno 1.200 persone, più della metà malati e loro familiari.
Le strade limitrofe, da via Scardeone, dove le auto sono parcheggiate su entrambi i lati in barba ai divieti, fino alla stessa via Gattamelata, dove marciapiedi e piste ciclabili, sono perennemente occupate dai veicoli in sosta, con inevitabili rischi per l’incolumità di pedoni e ciclisti. A maggior ragione vista la grande mole di traffico.
Una volta entrati nell’area dello Iov la situazione non cambia: le auto sono infilate dappertutto. Lungo i viali del parco, a ridosso delle mura, nel parcheggio delle ambulanze.
Parcheggi talvolta azzardati – dettati come si può immaginare dall’esasperazione di chi ha girato a vuoto rischiando di arrivare in ritardo e non mancare l’appuntamento con visite e terapie – al punto da bloccare il passaggio e intrappolare gli altri veicoli.
Del problema è ben consapevole il direttore generale dello Iov Patrizia Simionato che, in questa fase di “emergenza” a cantieri aperti, ha deciso, superando i mugugni di molti dipendenti, di liberalizzare tutte le aree di sosta. A partire proprio da quelle riservate alla direzione e al personale.
Simionato non ha concesso alcuna retromarcia sulla sua decisione. Il dg dello Iov annuncia entro fine anno un altro importante intervento che consentirà di migliorare la viabilità all’interno della struttura: «in modo che si possano istituire un’entrata e un’uscita per i veicoli».
E se un cantiere è ripreso, un altro rimane ancora in stand by: è quello per il recupero del parco. Esiste l’ambizioso progetto di farne un vero e proprio giardino terapeutico: «quando sarà possibile», assicura Simionato, «lo riprenderemo».
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