Spaccata e furto notturno dal calzolaio novantenne di via Crescini

Loris Pellegrini continua a lavorare per sopravvivere: «La pensione non basta». I malviventi gli hanno distrutto la bottega di via Crescini. Rubata la cucitrice
PIEROBON - SPACCATA CALZOLAIO PELLEGRINI. DA DX: LORIS PELLEGRINI PROPRIETARIO E IL PAPA' LUIGI
PIEROBON - SPACCATA CALZOLAIO PELLEGRINI. DA DX: LORIS PELLEGRINI PROPRIETARIO E IL PAPA' LUIGI

PADOVA. Ancora al lavoro, a 90 anni, perché la pensione non basta. Una vita di sacrifici e passione per il proprio mestiere, quello del calzolaio, e mai avrebbe pensato di imbattersi nella scena di fronte alla quale si è trovato ieri mattina. La vetrina della sua bottega, in via Crescini, sfasciata. Il tutto per rubare dal suo negozio due macchine fotografiche e una cucitrice da lavoro. «Hanno spaccato la vetrina durante la notte e sono entrati, l’ho scoperto stamattina quando sono venuto ad aprire» racconta Loris Pellegrini, uno degli ultimi calzolai rimasti in città. La vetrata, in realtà, è stata letteralmente asportata: giace a terra, a fianco dell’ingresso. La cornice della porta c’è, ma manca il vetro. Il bottino dei ladri, tra utensili da lavoro, materiale vario e qualche ricordo, ammonta a circa 2mila euro.

Fortunatamente, in tanti anni di onorato servizio, questo è il primo furto che i proprietari devono affrontare. Alcuni oggetti erano necessari per lavorare, altri no. «Hanno portato via anche un paio di vecchie macchine fotografiche, che forse avevano più valore affettivo che economico» commenta il signor Loris. La sua bottega, in via Crescini 136, è aperta da circa vent’anni. «Ho cominciato a lavorare da ragazzino, avevo 13 anni. Oggi ne ho 90» racconta ancora Pellegrini, che ormai ha sulle spalle 77 anni di esperienza. «Da bambino, quando andavo ancora a scuola, ho cominciato a frequentare una bottega ad Albignasego, e lì ho imparato il mestiere. Ho continuato a lavorare ad Albignasego per diverso tempo, ma ormai sono circa cinquant’anni che vivo e lavoro a Padova. Ho lavorato per molti anni anche in fabbrica, da Zanin, che ora non c’è più. Poi ho deciso di mettermi in proprio, anche per lasciare qualcosa a mio figlio».

Nonostante l’età, Pellegrini non ha ancora abbandonato il negozio: «sono andato in pensione, certo» spiega con un sorriso «ma la pensione non basta, è troppo bassa per vivere. Allora continuo a venire qui, lavoro a fianco di mio figlio, che ha ereditato la mia passione ed è l’attuale titolare del negozio».

«Lui è bravo soprattutto a riparare borse e borsette» aggiunge il padre con orgoglio. Nonostante i calzolai siano pressoché in via di estinzione, per chi continua a svolgere il mestiere gli affari non sono d’oro: «un tempo lavoravamo molto, oggi arriviamo ad una ventina di riparazioni a settimana» spiega Pellegrini. «Qui non ripariamo solo scarpe e borse, ma anche cinture e piccoli oggetti di pelletteria» continua «eppure i clienti sono sempre meno».

Le ragioni sono tante: «sicuramente c’è la crisi, che si riflette su tutte le piccole spese del quotidiano. Poi c’è il fatto che le scarpe di oggi non sono più quelle di una volta. Ripararle è una spesa che a volte non conviene, e la gente preferisce buttarle via e comprarne di nuove. Poi si sono diffuse le scarpe da ginnastica, che sono quasi impossibili da aggiustare, spesso non ne vale la pena». Probabilmente, conclude l’anziano calzolaio, «sono cambiate anche la società e la cultura. Quando ho cominciato a lavorare pensavamo che se qualcosa si rompe si può sempre riparare. Oggi, invece, si butta via tutto e si compra nuovo. Quel senso del rammendare non c’è più, ha lasciato spazio alla cultura dell’usa e getta, che a volte si sposa bene con il prezzo esiguo della merce di scarsa qualità».

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