Spacciatore cade nel Piovego e muore il cadavere riaffiora sull’argine della droga

Choc sulla strada degli istituti universitari. La testimonianza: «L’avevo salutato qualche ora prima». L’ipotesi del malore
FERRO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA - RITROVAMENTO CADAVERE VIA BASSI
FERRO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA - RITROVAMENTO CADAVERE VIA BASSI



La morte riaffiora dal Piovego e porta a galla la tragedia della droga sull’argine degli studenti. Mette a nudo la fragilità delle zone di confine e la precarietà di chi le frequenta. È il cadavere di un tunisino di 32 anni a ufficializzare, una volta per tutte, che in passeggiata Miolati un problema di sicurezza c’è ma che non è soltanto con i controlli di polizia che si può risolvere. Droga e emarginazione, è il cancro che si è esteso sulla passerella che ogni giorno conduce migliaia di ragazzi agli istituti universitari.

il cadavere

Il corpo senza vita è quello di Hasni Amro, nordafricano con una sfilza di alias, a volte identificato come tunisino, altre come marocchino, arrestato qualche anno fa per una serie di rapine alle anziane nelle province di Venezia e Treviso. In Italia Hasni Amro era stato risucchiato dal vortice della droga e di questo viveva anche ora, a 32 anni. Spaccio, piccole rapine, qualche ricovero in ospedale. Poliziotti e carabinieri lo conoscevano. «Il solito Amro», era la sintesi spiccia, il più delle volte. Ultimamente frequentava passeggiata Miolati, la famigerata passeggiata Miolati, il luogo che per molti versi ha sostituito i giardini dell’Arena, quello che gli spacciatori scelgono in modalità staffetta con piazzetta Gasparotto. Lì alle 11.30 di ieri è partita una telefonata. «C’è un cadavere che galleggia sul pelo dell’acqua», ha detto al 113 un tunisino. Quando poi il cadavere è stato ripescato dai vigili del fuoco, quel tunisino l’ha riconosciuto subito. Era Hasni Amro.

la testimonianza

«L’avevo visto stamattina» ha raccontato il testimone alla polizia. Ed è la testimonianza che consente di catalogare questa morte come “recente”. Il trentaduenne è caduto in acqua qualche ora prima del ritrovamento, assunto confermato anche dal medico legale che ha eseguito l’esame esterno. Nessuna ferita sul suo corpo, nulla che possa far pensare a un’aggressione o a un corpo a corpo con qualcun altro. Dunque il ventaglio delle ipotesi intorno a questa morte si riduce notevolmente.

le ipotesi

Potrebbe essere stata una caduta improvvisa, forse determinata dallo stato confusionale a causa della droga. O forse ha deciso di farla finita, ipotesi questa meno plausibile per le caratteristiche di quel tratto del Piovego, dove l’acqua non è profonda. Sul porticciolo mezzo scassato che si affaccia sul retro dell’istituto Selvatico c’era un paio di scarpe ma la polizia ha accertato che non appartenevano a lui. La Squadra mobile è stata incaricata delle indagini dal pubblico ministero Sergio Dini ed è probabile che i poliziotti cercheranno di incrociarele testimonianze raccolte sul posto con le immagini eventualmente riprese dagli impianti di videosorveglianza che insistono sulla zona, sul retro del parcheggio multipiano di via Gozzi, per esempio.

zona di spaccio

Che quel tratto di argine per gli istituti universitari si chiami passeggiata Miolati è diventato patrimonio collettivo solo la scorsa primavera, quando è assurto alle cronache come nuovo punto di ritrovo per africani e nordafricani che vivono di piccolo spaccio e, in quanto tale, è divenuto uno degli argomenti trattati dalle istituzioni cittadine durante i tavoli tecnici in Prefettura. Prima erano ai giardini dell’Arena, poi si sono spostati lì. Quando riqualificheranno l’argine, come hanno fatto con l’area verde all’ombra di Giotto, si sposteranno da qualche altra parte. Perché il degrado visivo può anche sparire ma è quello sociale che resta, la droga con i suoi gorghi, così micidiale, così spietata da far riaffiorare la morte sull’argine degli studenti. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova