Sparatoria in Prato riconosciuti dalla vittima i due albanesi aggressori
Nessun dubbio: i due albanesi Ervis Rapiki e l’amico Endri Cala – il primo nella veste di mandante, il secondo di esecutore materiale – erano decisi a uccidere un tunisino 25enne, senza fissa dimora, la notte del 9 ottobre 2018 in una laterale di Prato della Valle, via Cavazzana quando furono sparati dei colpi di arma da fuoco. Questioni di droga e il nordafricano si era trasformato in un bersaglio mobile: una pallottola esplosa dalla pistola armeggiata da Cala lo aveva sfiorato («Ho sentito il proiettile fischiarmi accanto all’orecchio»), andandosi a conficcare (ad altezza d’uomo) sul muro del negozio di kebab “Friends Fast Food” al civico 43 accanto alla Chiesa di S.Giustina. Il pm Roberto Piccione ha chiuso l’inchiesta e si prepara a chiedere il processo per i due e per un terzo indagato, l’italiano Gianmaria Morato. Diverse le posizioni: i due albanesi, ora in carcere (il primo a Padova e il secondo a Vicenza) rischiano il processo per tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione, oltre alla detenzione e porto in un luogo pubblico di un’arma (Rapiki è anche accusato di alcuni episodi di spaccio); Morato deve rispondere di favoreggiamento e appropriazione indebita di una Fiat 500 presa a noleggio, “prestata” ai due albanesi e restituita alla società proprietaria dai carabinieri. La vittima designata ha anche identificato i due aggressori in un formale riconoscimento all’americana organizzato tramite l’istituto dell’incidente probatorio, meccanismo di acquisizione della prova destinata a valere in un’eventuale sede processuale. Sembrava la scena di una serie tivù americana, tipo Csi o Law & order: un paravento-tendina dietro al quale (coperto) stava il tunisino e al di là sei uomini somiglianti, prima un albanese poi l’altro, affiancati da poliziotti e carabinieri che di regola lavorano in borghese, tutti con un numero. L’indice è stato subito puntato sui numeri giusti. Rapiki era stato arrestato qualche ora dopo la sparatoria con 100 grammi di cocaina (è già stato condannato a 5 anni e 4 mesi per altri fatti di droga): alcuni testimoni avevano annotato una parte dei numeri di targa delle due Fiat 500 usate dagli albanesi subito scappati dal Prato. Erano state noleggiate: una da Morato che l’aveva “prestata” a uno dei due aggressori. —
CRI.GEN.
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