Spariscono le 488 mucche che garantivano il debito

VILLA DEL CONTE. Il creditore va in Tribunale e il giudice ordina il sequestro dell’azienda agricola del debitore per garantirlo, ma quando deve passare all’incasso i beni non ci sono più, quasi 500 vacche sono scomparse e al malcapitato non resta che sbottare: «Ma sono cose accettabili in uno Stato civile?». Una vicenda lunga più di un lustro, e sulla quale sta indagando la magistratura, quella che vede protagonista - suo malgrado - Renzo Mazzari: 7 anni fa l’uomo aveva citato in giudizio l’Agrifarm di Pegoraro Valter & C. di Villa del Conte; era stato risolto un contratto e secondo Mazzari c’era una colpa dei Pegoraro, per cui pretendeva la restituzione di 660 mila euro; in attesa di definire la vertenza, il Tribunale di Padova aveva autorizzato il sequestro conservativo dell’azienda, il cui valore era stato stimato in 1 milione di euro, considerata anche la presenza di 500 capi di bestiame, tra vacche, manze e vitelli. Sempre nel 2010, l'ufficiale giudiziario nominò Pegoraro - che negli anni Novanta ha ricoperto l’incarico di consigliere è assessore comunale a Villa del Conte - custode dei beni sequestrati. «Successivamente», spiega il legale di Mazzari, Luca Giorio, «Pegoraro ha ceduto in affitto di azienda la mandria sequestrata alla Nurtifarm srl, rappresentata però fittiziamente da suo figlio Luca». Nel 2016 è arrivata la sentenza, con la quale l’autorità giudiziaria ha condannato Agrifarm a versare a Mazzari oltre 700 mila euro. La sentenza è passata in giudicato, ma il problema è che nulla si è mosso, i debitori non hanno versato neppure un euro. E così il sequestro conservativo dei beni è diventato un pignoramento. Il creditore si è quindi attivato con un’azione esecutiva, ma qui ha avuto un’amarissima sorpresa: «Il debitore», sottolinea l'avvocato, «aveva fatto “scomparire”, ovvero venduto o macellato, una mandria di bestiame composta di 488 capi, oltre ai vitelli, ed aveva ridotto a materiale per ferrovecchio gli attrezzi agricoli e i distributori automatici del latte. Addirittura le vendite degli ultimi capi erano avvenute con un'asta già fissata». Nonostante la giustizia ottenuta in aula, Mazzari nei fatti non si è messo in tasca nulla. E non gli è rimasto che sporgere denuncia: «Le indagini sono in corso, il mio cliente spera in un sequestro penale dei frutti dei reati o dei beni di chi ha commesso i reati. Intanto Valter Pegoraro e la sua famiglia continuano ad operare indisturbati. Mazzari andrà avanti per avere ciò che gli è stato riconosciuto».
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