Spiagge devastate, chioschi distrutti: Caorle ed Eraclea sfigurate dal mare

Ingenti i danni in tutta la costa. Il “miracolo” del Santuario Cortellazzo la più martoriata dalle onde. Sparite anche le dune 
SCATTOLIN - TOMMASELLA - CAORLE - DANNI DA MAREGGIATA AL NEGOZIO DI GIORNALI IN VIA DELLA SERENISSIMA
SCATTOLIN - TOMMASELLA - CAORLE - DANNI DA MAREGGIATA AL NEGOZIO DI GIORNALI IN VIA DELLA SERENISSIMA

CAORLE. La spiaggia che tutti ricordate non c’è più. Nè a Caorle, Jesolo o Eraclea. Sfigurata dalla forza di un’alta marea che spinta dal vento ha sfondato ogni protezione, ogni confine tra il selvaggio e il costruito abbattendo chioschi, sfondando protezioni, sormontando dune di sabbia depositate in vista dei ripascimenti e divorate. La conta dei danni del maltempo in tutto in tutto il litorale veneto è altissima, le spiagge riparata dietro dighe foranee o moli di cemento hanno subito meno, per le altre è tutto da rifare.

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Caorle e porto

La spiaggia di Levante ieri era un unico grande specchio d’acqua, con i giochi dei bambini a galleggiare. La piena, chiamiamola pure così, la notte era arrivata a lambire la strada che costeggia l’arenile scaricando sulle case e sulle strade detriti, boe strappate dal fondo, rami portati dal vento. A Ponente ancora peggio. Anna, un’anziana residente, fissava il lido mangiato dalla marea: «È tutto distrutto».

Lo sconforto degli abitanti che cercavano consolazione almeno nel «miracolo della Madonna dell’Angelo». L’antico santuario proteso sulla scogliera che divide il litorale ha visto l’acqua salire fino alla soglia della navata, poi fermarsi all’improvviso e scendere, risparmiandola. Chiusa per le infiltrazioni d’acqua da muri e pavimento ieri era comunque integra, e tanto bastava a quanti le si avvicinavano facendosi il segno di croce.

Onori da gente di mare, legata a quel luogo da centinaia di anni. I maggiori danni altrove, alla foce del Livenza ma anche nel porticciolo storico nel cuore di Caorle dove nella notte sono stati posizionati quintali di sacchi di sabbia a protezione della città senza impedire però l’inondazione del mercato.

Sull’altra sponda del fiume, a Porto Santa Margherita, il Livenza ha fatto paura, gonfiando il livello dell’acqua nelle darsene fino a notte, «quando il vento è girato e tutti qui hanno tirato un sospiro di sollievo» raccontavano ieri alla tabaccheria vicino agli ormeggi. Fuori, a mare, la spiaggia di gradoni in cemento è riuscita solo in parte ad arrestare la spinta delle onde e della marea che hanno scaricato sabbia e acqua invadendo anche la rotonda della Terrazza Mare. Ovunque lungo una costa erosa rami e immondizia.

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Eraclea

I chioschi della spiaggia a nord dell’abitato hanno resistito alla furia della marea aggrappati a plinti di cemento, ma le casette degli spogliatoi e dei bagni no, il mare le ha sollevate e scaraventate via come fossero di carta. L’acqua anche qui ha raggiunto strade e viottoli che dalla pineta portavano al mare riempiendoli della schiuma densa e scivolosa fatta di sabbia frullata dalla corrente che ieri era l’indizio del disastro in tutto il litorale e che poco più a sud, dall’altra parte della foce del Piave, ha ricoperto tutto quello che era spiaggia. Il vento ha fatto il resto, abbattendo pali, recinzioni e facendo saltare linee telefoniche.

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Jesolo

A Cortellazzo le onde ripidissimi nate dalla scontro tra la corrente e del fiume e la marea hanno devastato capanni da pesca e bilance. «Le onde e il vento hanno sfondato i vetri della bilancia, distrutto il pavimento, spaccato legni e coperture» raccontava Enrico Bardella, proprietario dell’ittiturismo sul fiume. Dentro la sua bilancia solo acqua e devastazione.

La forza del mare ha distrutto i camminamenti in legno tra le dune, ma pure quelli in cemento sotto i chioschi davanti al Merville, ai lidi Malibù e Negresco, spazzati via come nulla, come molti casotti in legno. E lì, nel silenzio di tante case vacanze sfitte, il rumore di gruppi elettrogeni e pompe con cui un gruppo di inquilini cercava di svuotare da sabbia e acqua lo scantinato di un condominio in viale Cigno Bianco.

Il palazzo è stato interamente circondato dal mare impazzito, quello che solitamente fa risacca oltre cento metri da lì. Il vento e l’alta marea l’hanno spinto in strada e dentro il giardino; sulla faccia schizzi di fango che raggiungevano il secondo piano.

«Non ho mai visto nulla di simile» racconta Paola, «ero a casa, a Mestre, allarmata per quanto accadeva a Venezia, poi ho visto una foto di Jesolo e sono corsa qui, è un disastro». Nel palazzo nè collegamenti telefonici nè luce, come in altre zone di Jesolo dove per una volta l’ha fatta da padrone il mare, da piazza Torino a piazza Mazzini e Aurora fino al Faro dove «l’acqua arrivava dal fiume in piena e dalla strada» come raccontavano ieri dalle darsene.

«Una furia mai vista» che ha colpito in pieno anche il Terrazza Mare, il noto locale sulla spiaggia alla foce del Sile. Pannelli abbattuti, sabbia ovunque, danni alle strutture e ieri tutti a lavoro per cercare di rimettere a posto. Impossibile, martedì sera, arginare l’impeto della marea e lo raccontano bene i piastroni di cemento del molo foraneo, scomposti da una piena che non ha risparmiato anche lì barche e bilance ed ha cambiato i connotati al lido da Cavallino a Punta Sabbioni.

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Milioni di sabbia persa

Lì dove fino a pochi giorni fa c’erano cumuli di sabbia pronta per il ripascimento è rimasto poco o nulla. Il mare si è rimangiato quanto era suo e toccherà riprenderlo e riportarlo. Un altra nota al capitolo danni oggi ancora impossibili da chiudere, mentre già si pensa a ricostruire. —


 

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