Sposati in Norvegia Matteo e Nicola divisi dalla burocrazia

«Volevo raccontarvi come funziona il Comune di Padova e l’amministrazione italiana». Comincia così la denuncia diffusa tramite Facebook da una coppia omosessuale padovana. Nicola Bortoli, medico anestesista del 118, e Matteo Manzi, videomaker, giovane coppia di Montà, hanno voluto raccontare a tutti come nonostante i passi avanti sulle unioni civili, in realtà a livello pratico sia tutto ancora molto difficile e confuso.
I due padovani si sono sposati senza problemi due anni fa, a Oslo, in Norvegia, quando nel nostro Paese ancora non si parlava di unioni civili. A maggio dello scorso anno è stata approvata in Italia la legge sulle unioni di persone dello stesso sesso e così Nicola e Matteo hanno pensato al riconoscimento del loro matrimonio anche nel Belpaese. Ma sono cominciati i problemi. «Ci siamo sposati a Oslo perché all’epoca la Norvegia era l’unico paese che permetteva di sposarsi senza essere residenti, e noi avevamo deciso dopo tanto tempo di coronare la nostra unione», racconta Nicola Bortoli. «Adesso dopo quasi due anni, grazie ai passi avanti della legge, vorremmo finalmente registrare il nostro matrimonio in Italia e vederlo riconosciuto».
Loro vorrebbero, in realtà la faccenda si è trasformata in una vera e propria odissea, cominciata quando, alla fine dello scorso anno, si sono presentati in Comune per registrare l’atto. «Subito i dipendenti comunali hanno bloccato la pratica dicendoci che mancava la postilla», spiega Bortoli. «L’abbiamo chiesta a Oslo, via mail. Senza nessun problema è stato ristampato l’atto, passato da tre diversi uffici e spedito in Italia in breve tempo. E gratis. Inoltre, per venire incontro alla nostra burocrazia, l’atto è stato tradotto anche in italiano».
Positivamente stupita per la grande efficienza della Norvegia nel gestire la pratica, la coppia si è ripresentata in Comune a Padova con i documenti necessari. «Li hanno guardati, si sono confrontati e alla fine hanno detto “va bene”: potevano registrare il matrimonio».
Ma anche qui c’è stato un piccolo intoppo: «In Italia chiedono 16 euro di marca da bollo e, visto che vogliono l’originale, se ne volevamo una copia dovevamo farcela da soli, cosa che abbiamo fatto».
Quando tutto sembrava ormai risolto, tempo qualche settimana, l’ufficio del Comune ha chiamato Nicola Bortoli: «L’atto va tradotto perché non esiste una convenzione con la Norvegia», ha spiegato al telefono l’addetto comunale. «Non ci volevo credere. L’atto era già stato tradotto in italiano: che senso ha un’ulteriore traduzione, che tra l’altro costa dai 100 ai 200 euro? La risposta è stata sempre la stessa: “Non c’è una convenzione con la Norvegia”».
Per superare l’ultimo ostacolo della burocrazia italiana Nicola e Matteo dovrebbero recarsi in un’agenzia apposita che si occupa di traduzioni di documenti, affrancare l’atto, riportarlo in Comune e attendere altri 120 giorni. «Facevamo prima a risposarci», protesta il medico. «Questa è una perdita di tempo, di giornate di lavoro e di soldi. Ad Oslo non eravamo nessuno ma ci hanno trattati come fossimo loro cittadini e ci hanno sposati e coccolati gratis. Qui in Italia... beh, credo che la storia si commenti da sola».
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