Sposini risponde a stimoli, ma resta in coma

E Orlando apre un fascicolo sui ritardi dei soccorsi
Lamberto Sposini il celebre giornalista e presentatore televisivo è mantenuto in coma farmacologico all’ospedale Gemelli
Lamberto Sposini il celebre giornalista e presentatore televisivo è mantenuto in coma farmacologico all’ospedale Gemelli
 ROMA.
Le condizioni di Lamberto Sposini, ricoverato in terapia intensiva al policlinico Gemelli «sono buone» e «risponde agli stimoli dolorosi». La prognosi rimane riservata. E' quanto riferisce il bollettino del policlinico Gemelli sulle condizioni del giornalista che rimarrà in coma farmacologico per almeno altre 48 ore. Sposini è seguito dallo staff medico del policlinico universitario, coordinato dai professori Giulio Maira e Roberto Proietti.  Una «indicazione positiva, ma non decisiva ai fini della prognosi del paziente». Così gli esperti, neurochirurghi ed anestesisti, giudicano la situazione, dopo l'intervento chirurgico al cervello a seguito di un'emorragia cerebrale. Lo stato di coma farmacologico, spiega il neurochirurgo Andrea Talacchi dell'Azienda ospedaliera di Verona «è indotto nel paziente al fine di "mettere il cervello a riposo"; in questo modo, col coma indotto, si cerca cioè di assicurare al cervello le migliori condizioni di ossigenazione e pressione. In tale stato, l'individuo non è ovviamente cosciente». Quando la sedazione è massima, precisa l'esperto, «non può esservi alcuna risposta a stimoli esterni, ma la sedazione può anche essere "alleggerita" proprio per verificare se c'è qualche riposta da parte del paziente». La risposta, in questo caso, a stimoli dolorosi, afferma Talacchi, «rappresenta tuttavia solo un'indicazione di massima» e «non è decisiva ai fini della definizione della prognosi». Il fatto che il paziente abbia risposto a tali stimoli, sottolinea il neurochirurgo, «ci dice però che, in assenza del coma farmacologico indotto, il paziente non dovrebbe trovarsi in una condizione di coma irreversibile».  Quanto all'intervento chirurgico cui Sposini è stato sottoposto, «l'intervento al cervello - chiarisce Talacchi - non serve a migliorare di per sè le condizioni cliniche del paziente, ma è finalizzato a impedire un nuovo sanguinamento se la causa dell'emorragia cerebrale è un aneurisma, o ad alleggerire la pressione sul cervello se la causa non è un aneurisma». Dunque «decisivo risulta essere lo stato in cui il paziente si trovava prima dell'intervento chirurgico al cervello, se cioè fosse già in coma profondo o meno». Ad ogni modo, conclude Talacchi, «cruciali, per una valutazione del caso, saranno le prossime 2-3 settimane».  Ieri al Gemelli è stato un nuovo andirivieni di colleghi e amici, da Michele Cucuzza all'ex dg Rai Mauro Masi. E il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari ha chiesto una relazione sui presunti ritardi nei soccorsi.

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