Sprar, l’ultima parola al Consiglio comunale
Consultazione popolare fino all’8 luglio, la Lega intanto avverte: «Adesione vincolante per 3 anni»

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STANGHELLA. In attesa del risultato della consultazione popolare sull’opportunità del Comune di Stanghella di aderire, o meno allo Spar (c’è tempo per votare fino all’8 luglio in municipio), il gruppo della Lega Nord esprime la propria contrarietà a un’eventuale adesione al progetto di accoglienza di secondo grado. Ma che cosa è lo Sprar? L’acronimo indica il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sistema che conta su una rete strutturale di enti locali (Comuni) in grado di accedere al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo con l’obiettivo per realizzare progetti di accoglienza integrata destinati a richiedenti protezione internazionale e rifugiati. «La consultazione» fanno sapere i leghisti rappresentati dal consigliere con delega Paolo Moro «servirà alla decisione finale che spetterà al consiglio comunale. Quello che vorremmo sapere, invece, è quanti cittadini sanno cosa sia un progetto Sprar. La sottoscrizione allo Sprar vincolerà il Comune per tre anni. Quanto costeranno ai cittadini tre anni di servizi? Si sbandiera poi che il progetto avrà una clausola di salvaguardia che prevede non più di 2,5 migranti ogni mille abitanti: clausola valida per ora, ma la percentuale potrebbe cambiare in caso di emergenza e il Comune dovrà adeguarsi avendo firmato un accordo. L'alternativa prevede il Cas (Centri di accoglienza straordinaria), cioè l'intervento forzato del prefetto che può inviare migranti nelle strutture pubbliche trasformandole in alloggi. Dovremmo chiederci quali strutture pubbliche ha da mettere a disposizione il nostro Comune: il museo, il centro anziani, il patronato chiuso perché inagibile o le scuole? Deve essere chiaro che, qualora dei proprietari di abitazioni private mettano a disposizione le loro case per l'accoglienza, non esiste una clausola di salvaguardia che lo possa impedire. La clausola di salvaguardia siamo solo noi».
Alessandro Cesarato
Argomenti:immigrazione
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