Spunta un big dei ristoranti

Luca Ginnetti della Polfer decide di non rispondere al gip
NON PARLA. Luca Ginnetti
NON PARLA. Luca Ginnetti
 In tre sono già in carcere. E tuttavia spunta il nominativo di un noto ristoratore padovano nell'inchiesta sul giro di prostitute rumene che ricevevano clienti in alcuni appartamenti a Padova e a Sarmeola di Rubano, mentre altri accertamenti sono in corso sul titolare di un altro ristorante etnico dell'Alta.
 Sarebbero di proprietà del ristoratore padovano, infatti, uno o più appartamenti dove le giovani straniere «lavoravano». Ma non è escluso che il ruolo dell'imprenditore possa essere più consistente come risulterebbe dalle intercettazioni telefoniche in mano agli investigatori coordinati dal pubblico ministero Sergio Dini. Intanto davanti al gip Sonia Bello è rimasto zitto l'agente della polfer Luca Ginnetti, 33 anni, agli arresti domiciliari con due rumeni per sfruttamento della prostituzione pluriaggravata. Di rito le uniche parole pronunciate accanto al suo difensore, l'avvocato Vittorio Manfio: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». E, in un paio di minuti, si è chiuso l'interrogatorio di garanzia, come per Viorel Sebastian Budas detto «Sebi», 36 anni, residente a Rovigo e ritenuto il boss, e per Ionut Drago Arsene, 28 anni abitante a Livorno con un ruolo più di supporto.  Non era secondario, comunque, l'apporto di Ginnetti che faceva da esattore, incassando gli introiti percepiti dalle lucciole, svolgeva le mansioni di autista, provvedeva alla pubblicizzazione dell'attività di meretricio occupandosi delle inserzioni in giornali e siti internet (come bestannunci, piccole trasgressioni e bakeka). E soprattutto controllava le prostitute non esitando a far valere il suo ruolo di bracciodestro del capo, al quale forniva consigli quando gli affari non andavano per il verso giusto. «Sono andato là (negli alloggi delle ragazze) due, tre volte... Sempre con macchine diverse e in orari diversi...» spiega Ginnetti a Sebi in un'intercettazione. Molto attivo, l'agente contava di coinvolgere anche qualche altro collega in quegli sporchi affari, in particolare un suo superiore. Forse per sentirsi più sicuro.  Un giorno, infatti, una delle ragazze (Mirela) annuncia di essersi ritrovata la polizia in casa. Mirela: «Ieri sera mi è venuta la polizia in casa...». Luca: «Ma quando?». M.: «Ieri notte, verso le due». L.: «Cosa volevano?». M.: «Hanno fatto vedere un paio di foto...». L.: «Quindi?». M.: «Mi hanno fatto vedere foto con me, Sebi e mio marito... Ho detto che sono un paio di amici». L.: «Volete rimanere?». M.: «Sebi mi ha detto che questa ragazza vuole andare via... Ma dove mando questa ragazza?... Sempre lui parla di soldi, soldi... Lui lo sa che si lavora male... Vieni qua e vedi anche tu che di lavoro ce n'è pochissimo... Veramente pochissimo».

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