Stipendiopoli, c’è una nuova indagine Mai sospesi i maxi-compensi ai dirigenti

Secondo gli ispettori del Mef quattro funzionari del Comune si sarebbero indebitamente spartiti 240 mila euro in 4 anni
BELLUCO - FOTO PIRAN - CITTADELLA - SINDACO LUCA PIEROBON
BELLUCO - FOTO PIRAN - CITTADELLA - SINDACO LUCA PIEROBON



. C’era una volta stipendiopoli. E c’è ancora. Con un volto più sfacciato e arrogante. Mentre i giudici contabili stilavano la sentenza definitiva sul caso che vedeva i dirigenti comunali aumentarsi lo stipendio, gli stessi alti funzionari hanno continuato a elargirsi aumenti di retribuzione in barba a norme e leggi. Anzi, con più ingordigia visto che a spartirsi la stessa torta, che prima era divisa per quattro, sono rimasti solo in due. È questa la sintesi della relazione degli 007 del Ministero dell’economia e delle Finanze inviata alla Corte dei conti mettendo sotto accusa la cattiva gestione delle casse pubbliche della città murata paventando eventuali nuovi danni erariali. E partendo da queste conclusioni la Procura dei giudici contabili ha aperto una seconda istruttoria.

La struttura complessa

Gli ispettori, che per oltre tre mesi hanno passato al setaccio i conti del Comune, hanno preso in esame gli esercizi finanziari che vanno dal 2013 al 2016, in pratica lo scorcio finale della legislatura del sindaco Massimo Bitonci, l’intero periodo della giunta guidata dall’allora sindaco Giuseppe Pan (ora assessore regionale nella giunta Zaia) e il periodo di reggenza dell’attuale primo cittadino Luca Pierobon. Tutto iniziò nel 2006, quando la giunta Bitonci istituì il fondo per la dirigenza equiparando la gestione della città murata alle strutture complesse che fanno riferimento alle città metropolitane. La questione sollevata con una precedente ispezione del Mef si è (in parte) risolta lo scorso settembre con la sentenza d’appello della Corte dei conti che ha visti condannati l’ex segretario comunale Francesco D’Agostino, il suo vice Ivano Bardella e il responsabile della ragioneria Giovanni Gallio oltre ai tre membri del Collegio dei revisori dei conti. Assolto, in questa sentenza, l’ex dirigente Floriano Ballotto perché avrebbe percepito a sua insaputa l’indebita retribuzione. E invece con la relazione relativa agli anni 2013-2016, gli 007 ministeriali hanno rilevato proprio come Gallio e Ballotto avrebbero continuato ad elargirsi extra-stipendi dividendosi anche la quota prima attribuita a Bardella. Questa quota doveva invece essere detratta dal fondo per la dirigenza in quanto Bardella era andato in pensione. Ciò ha comportato un “splafonamento” che per effetto del cosiddetto “galleggiamento” potrebbe avere automaticamente rincarato anche lo stipendio dell’allora segretaria comunale Nadia Andreatta. Ovvero la segretaria che ha messo in mora il suo precedessore Paolo Orso che invece, unico a farlo, ha restituito 40 mila indebitamente percepiti. Gli ispettori hanno accertato che, per il periodo preso in esame, rispetto al fondo per la dirigenza stabilito in 85 mila euro, in realtà quattro dirigenti si sarebbero intascati 241 mila euro in più. Come è stato possibile? Innanzitutto «perché l’importo del fondo è stato ripartito solo tra i dirigenti a tempo indeterminato, mentre l’ente avrebbe dovuto utilizzarlo per pesare tutte le posizioni della dotazione organica, incrementando così il fondo in forma surrettizia». E qui entrano in gioco i contratti a tempo determinato che hanno riguardato Damiano Scapin ed Emanuele Nichele per l’ufficio tecnico e Samuele Grandin che fino a qualche giorno fa comandato i vigili di Cittadella in sostituzione di Antonio Palocci che aveva seguito Bitonci nella sua esperienza padovana. Su questo punto la procura della corte dei conti ha acceso i riflettori in quanto il Comune avrebbe potuto permettersi un solo contratto a termine, cioè quello di Scapin , rilevando come «i contratti di Grandin e Nichele sono nulli per contrarietà a norma imperativa di legge». Non è finita. Perché i dirigenti dell’ufficio tecnico calcolavano il fondo incentivante negli importi a base di gara nella misura del 2 per cento contro il massimo previsto dell’1,5 per cento. Facendo confluire l’eccedenza dello 0,5 per cento nel fondo che gli stessi dirigenti dell’ufficio tecnico si sarebbero poi spartiti.

e i politici?

Detto che la procura sta indagando sul periodo 2013-2016, rimane da capire perché, nonostante la sentenza d’appello, il Comune non abbia ancora recuperato il maltolto relativo al quadriennio precedente. Resta da capire chi pagherà quel 65 per cento di danno erariale che i giudici hanno riconosciuto in capo ai politici che mai sono stati chiamati a rispondere. —

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