Studenti fuori sede, il Covid svuota le case: triplicata l’offerta di abitazioni in affitto a Padova

PADOVA. Il Covid “svuota” gli appartamenti per universitari fuori sede e, a Padova, l’offerta di alloggi quasi triplica rispetto al 2019. A raccontare un fenomeno che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia cittadina è un’indagine di Immobiliare.it sul mercato degli affitti studenteschi nelle principali città universitarie del Paese.
I NUMERI
In città gli appartamenti per studneti disponibili sono cresciuti del 180%, meno di Milano (+290% su base annuale) e di Bologna (+270%) ma più di Firenze (+175%), Roma (+130%), Torino (108%) e Napoli (+100%). E non conforta nemmeno il contemporaneo aumento delle domanda dell’8% (su base nazionale addirittura arrivata a +18%) e il lieve incremento dei prezzi richiesti attualmente: +1% per una singola il cui costo medio mensile, a Padova, arriva a 323 euro e +8% per una doppia per cui si paga mediamente 230 euro al mese. A giustificare il fenomeno della crescita eclatante dell’offerta è di fatto la disdetta che una parte importante degli studenti, già titolari di un contratto di affitto, avevano messo sul tavolo tra marzo e aprile di quest’anno.
L’INCERTEZZA
Così sono rimasti vuoti migliaia di appartamenti che ora cercano nuovi abitanti. Ma per gli esperti di Immobiliare. it l’incertezza a proposito della ripartenza si concretizza anche con una modifica del comportamento di chi cerca un alloggio. «Quest’anno rileviamo quasi ovunque nel mese di agosto un aumento rispetto alla domanda consueta di questo periodo» spiega Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it «indice che l’interesse c’è, ma si sta temporeggiando, in attesa di capire gli scenari che si prefigureranno. Per ora invece il confronto anno su anno ci rivela che a fronte di un picco dell’offerta i prezzi per ora tengono. Il mercato immobiliare è più lento rispetto ad altri nell’assorbire il contraccolpo di avvenimenti esterni, come il Covid-19, ed è troppo presto per dire se ci sarà un impatto anche sul prezzo delle stanze in affitto. L’analisi dimostra infatti una situazione di sostanziale stabilità dei costi di questa tipologia di locazioni che difficilmente registrano oscillazioni, in positivo o in negativo, superiori ai 10 punti percentuali».
LA PROTESTA
Pure ancora incerti sulla reale possibilità e convenienza dell’affitto di un alloggio fuori sede a Padova, gli studenti fanno sentire con forza la loro voce a proposito di un caro affitti che sembra comunque non dare tregua a chi sceglie un’altra città rispetto a quella di residenza per il proprio perfezionamento culturale e professionale. «Al momento non è chiaro in che modo gli oltre 570. 000 studenti fuori sede potranno tornare nelle città in cui studiano» dichiara Camilla Guarino, coordinatrice di Link Coordinamento Universitario «né se i costi degli affitti in futuro scenderanno o a risaliranno, ma una cosa è certa: siamo stufe e stufi della speculazione che subiamo costantemente per poter studiare nella città in cui vogliamo, siamo stufe e stufi di doverci barcamenare tra studio e lavoretti in nero e sottopagati perché non ce la facciamo a pagare l’affitto, siamo stufe e stufi di dover pagare centinaia e centinaia di euro per stanze che non hanno neanche la connessione internet. La risposta esiste ed è negli accordi territoriali per calmierare i prezzi degli affitti, nelle misure per convertire le locazioni da affitti brevi ad affitti studenteschi, negli investimenti per aumentare studentati e alloggi studenteschi».
LA DIDATTICA
Nel frattempo anche il fronte della didattica dà risposte precise alle esigenze sanitarie della pandemia, risposte che rischiano di non collaborare al mantenimento dell’equilibrio preesistente in merito al mercato degli affitti. L’Università si prepara ad una didattica mista, tradizionale e digitale. Un sondaggio che ha interessato circa 3mila docenti pronti a ripartire a settembre rivela che solo il 5% dei corsi (per un totale di 143) sarà esclusivamente in presenza, mentre la gran parte (1.282, pari al 45%) sarà in modalità duale. A questi si aggiunge un 34% dell’offerta didattica definita “blended” ovvero in parte in aula e in parte online e un 16% che sarà esclusivamente on-line. —
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