SUPERATI I RICAVI ANTE CRISI

di ANTONIO PARBONETTI
La crisi esplosa nel 2008 ha messo alla prova il sistema economico e produttivo nella sua capacità di rinnovarsi e aggredire nuovi mercati, contribuendo a ridisegnare i modelli operativi e modificando la base economica e produttiva.
Il confronto tra il 2007 ed il 2014 evidenzia alcuni cambiamenti di rilievo avvenuti nel corso di sette lunghi anni di crisi. Un dato positivo è rappresentato dalla crescita del fatturato del 2014 rispetto al 2007, in media, infatti, i ricavi sono cresciuti del 10 per cento. Gli indicatori di redditività, tuttavia, denotano un peggioramento rispetto alla situazione pre-crisi. In particolare, l’Ebitda (utile prima degli interessi, delle imposte e degli ammortamenti) si è ridotto in media del 7%; l’Ebit (utile prima degli interessi e delle imposte) è diminuito in media del 18%; l’utile netto infine si è ridotto in media del 4 per cento. La differenza tra il calo della redditività legata alle attività operative (Ebit) e quello dell’utile complessivo evidenzia l’accresciuta importanza dell’area finanziaria determinata anche dagli investimenti diretti fatti all’estero e la riduzione del peso della tassazione.
L’aumento del fatturato rispetto alla situazione pre-crisi, inoltre, non si è coniugato con una crescita della redditività, piuttosto è avvenuto a scapito della performance. Le aziende, infatti, a fronte di un mercato interno che è collassato hanno incrementato la loro presenza sui mercati internazionali sacrificando, in alcuni casi, il risultato economico.
La struttura finanziaria è sostanzialmente migliorata rispetto al periodo pre-crisi: sono aumentati gli investimenti complessivi in media del 31%, mentre si sono contratti significativamente i debiti. In particolare, il patrimonio netto è cresciuto in media dell’89% e il rapporto di indebitamento si è ridotto in media del 9 per cento. Il dato evidenzia come per uscire dalla crisi gli investimenti fatti in innovazione sono stati sostanzialmente finanziati con capitale proprio.
Il credit crunch ha senza dubbio reso difficile per molte aziende l’accesso al credito. Nella situazione pre-crisi, tuttavia, l’indebitamento era eccessivo e costituiva anche un fattore di vincolo alla crescita assorbendo molte risorse che invece di essere destinate a supportare investimenti erano utilizzate per coprire il costo dell’eccessivo indebitamento. Il profondo miglioramento delle strutture finanziarie, anche se forzata dalle condizioni esterne, è da guardare, quindi, con estremo favore. Essa, infatti, consentirà alle aziende che hanno saputo conquistare i mercati internazionali e hanno una redditività adeguata di acquisire risorse finanziarie con relativa facilità, alimentando una ulteriore crescita sia dimensionale sia qualitativa.
I cambiamenti avvenuti dal 2007 al 2014 hanno portato a una profonda polarizzazione delle performance e delle strutture operative delle aziende. Da una parte, infatti, ci sono le aziende leader che hanno notevole capacità di innovazione e di penetrazione dei mercati internazionali, dall’altra c’è un gruppo di aziende deboli avvitato in una spirale negativa di indebitamento, basse performance e scarsa disponibilità di risorse dovuta a una scarsa capacità innovativa o alla difficoltà di trasformare le potenziali innovazioni tecnologiche in prodotti e servizi. Tale dinamica sfugge alle consuete chiavi di lettura che fanno perno sulla dimensione delle aziende e sul settore. Il commercio all’ingrosso annovera, per esempio, il maggior numero di aziende leader (19%) e di aziende in difficoltà (21%); parallelamente fabbricazione macchinari ha il 9% di aziende leader e il 14% di aziende in difficoltà. Ad ulteriore conferma della profonda polarizzazione in atto si pensi che nelle Top 500 del 2014 ci sono 55 nuove aziende e il dato significativo è che sono distribuite in tutti i settori.
In sintesi, la crisi ha contribuito a plasmare le strutture operative e finanziarie delle aziende, alimentando una polarizzazione delle performance e un rilevante miglioramento della struttura finanziaria che permetterà alle aziende leader di sfruttare pienamente la ripresa in atto.
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