Superman l’alieno di Krypton deve salvare il mondo adottivo

Torna l’uomo di acciaio, “Man of Steel” (diretto da Zack Snyder abile regista di blockbuster di SF ed effettoni, tra cui lo storico “300”), meno intraprendente del solito, nel film delle origini, che ricostruisce la famosa distruzione di Krypton, il pianeta originario della famiglia del supereroe, in realtà un ragazzo come tanti che giunto sulla terra, che scopre di avere delle doti e delle possibilità straordinarie. È Superman, il primo supereroe della serie – nato nel 1938 in fumetto, dieci anni dopo al cinema – che deriva i suoi poteri dal benefico influsso del sole che scalda il nostro pianeta. Nella nuova versione il ragazzone d’acciaio è meno perbene dei suoi predecessori, anzi è un’anima in pena in cerca del suo ubi consistam, sradicato dal pianeta d’origine e non ancora inserito in questo. A spedire sulla Terra il futuro Clark Kent è lo scienziato Jor-El (Russell Crowe): mentre Krypton sta per esplodere pone il neonato Kal-El su una navicella, condensando in lui il DNA di migliaia di kryptoniani, per poter salvare lui e la sua stirpe. Il malvagio generale Zod cerca di fermarlo, uccide il padre e finisce per questo in un buco nero per punizione, dal quale esce quando il pianeta esplode per iniziare la caccia planetaria a Kal-El, che nel frattempo ha 33 anni e dovrà sacrificarsi per salvare il mondo d’adozione (mi ricorda qualcuno…). Le gesta di Superman diventano così la reazione all’invasione degli alieni: ricchissimo di effetti speciali ultratecnologici, in versione tridimensionale, dilatati all’inverosimile, “L’uomo d’acciaio” è un po’ romanzo di formazione, un po’ una versione apocalittica dell’eterna catarsi e redenzione del genere umano. Solo che qui a portare la croce è un alieno venuto da un altro mondo (in effetti non è nuova neanche questa…), che prima di tutti deve farsi accettare da quelli che deve redimere. Per fortuna del timido Kent, Giuda ha già dato e Lois Lane, lungi dal tradirlo, lo amerà. Anzi, se lo vorrà tenere sotto controllo, nella scrivania a fianco del “Daily Planet” dove lavora. Il malvagio Zod (Michael Shannon) che lo vuole sacrificare per far rinascere la stirpe mostra una certa simpatia per la purificazione della razza: farà la fine che ogni happy end prevede. Henry Cavill entra a buon titolo nella galleria dei superman rossi e blu (qui senza mutandoni per fortuna), dopo Kirk Alyn, George Reeves, il compianto Christopher Reeve e il Tom Welling di “Smalville”. Nel cast anche Diane Lane e Kevin Costner, nel ruolo dei genitori adottivi, Martha e Jonathan Kent.
Durata: 143’ – Voto: ** ½
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