Svizzero in cella a Lugano ma l’estradizione è a tempo

Il sedicente broker padovano sarà interrogato dal procuratore Andrea Gianini L’indagine elvetica è per i reati di riciclaggio, appropriazione indebita e truffa



Travolto dalla valanga di bugie sulla rete dei contatti internazionali, i guadagni da capogiro finiti in fumo o chissà dove, le abilità nel complicato mondo della finanza, per Nicolò Svizzero è arrivata prima una condanna a tre anni e 4 mesi per esercizio abusivo di intermediazione finanziaria e ora il conto da saldare con la giustizia elvetica. Ed è in quella terra che è stato estradato in via temporanea per una serie di interrogatori (tre quelli in programma) da parte del procuratore pubblico del Canton Ticino Andrea Gianini (il ruolo ricoperto è l’equivalente del nostro pm).



Tre mesi la durata dell’estradizione che ha catapultato l’ex broker 43enne dalla sua abitazione del cuore storico di Padova in via Agnusdei a una cella del carcere di Lugano. «Risponderà a tutte le domande» garantisce il difensore, il penalista trevigiano Fabio Crea. E intanto il procuratore Gianini si prepara a contestare una serie di accuse indicate nel codice penale della Confederazione Elvetica: appropriazione indebita di oltre 25 milioni di euro che gli sarebbero stati affidati da un imprenditore padovano, truffa, amministrazione infedele e riciclaggio. Nel marzo 2019 un mandato di cattura europeo aveva fatto scattare il primo arresto di Svizzero su richiesta proprio delle autorità elvetiche che lo accusavano di aver proposto ai clienti investimenti nei paradisi fiscali. Soldi, poi, spariti nel nulla. In meno di 24 ore la libertà è ritrovata. Ma dura poco: nell’ottobre successivo Svizzero finisce di nuovo agli arresti (domiciliari) su richiesta del pm padovano Marco Brusegan.



Molti i punti in comune fra le due indagini sul fronte italiano e su quello svizzero. Per quanto riguarda l’Italia, anzi, un filone è già stato definito con la sentenza di condanna (in primo grado e con rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena) per aver svolto l’attività di broker senza essere iscritto all’albo dei consulenti finanziari: il processo di secondo grado il 13 maggio davanti alla Corte d’appello di Venezia. In particolare un imprenditore padovano avrebbe affidato a Svizzero per investimenti oltre 27 milioni di euro tra il 2010 e il 2018 con bonifici su conti esteri. Fino al 2019 Svizzero si avvale di uno staff di collaboratori tra New York e Singapore, Londra e Lugano e, in Italia, Padova e Milano: sono le città in cui vive tra affari, feste, frequentazioni vip (ama farsi fotografare con personaggi come il pilota Alonso e Ivanka Trump). L’ultimo assegno staccato per pagare il personale è di 100 mila euro (ma i soldi sarebbero stati quelli di un cliente). Dal 2017 gira già male con più di qualcuno pronto a battere cassa, tanto che nel 2019 fioccano le prime denunce in Italia e in Svizzera. In mano al pm Brusegan c’è ancora la partita più grossa quella dell’attività (presunta finché non c’è una sentenza) di riciclaggio avvenuta attraverso la movimentazione di milioni di euro con triangolazioni su vari conti in Svizzera, Singapore e Dubai. Triangolazioni avvenute – sempre secondo l’ipotesi investigativa – con le società Singapore Nsmfo, Investments Pte.Ltd. e Nmsfo Pte.Ltd.

L’autorità giudiziaria elvetica contesta a Svizzero di aver “bruciato” 25 milioni di euro, soldi che gli investitori avevano consegnato al sedicente broker con la promessa di fruttuosi rendimenti. —

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