Tabulati telefonici utili negli incidenti

«Bisogna chiedere i tabulati telefonici durante le indagini. Purtroppo, moltissimi incidenti mortali avvengono a causa di chi guida mandando messaggini». Lo sa bene Vartan Giacomelli, magistrato padovano che, da quando è stato introdotto il reato di omicidio stradale, si è occupato di casi del genere. È lui, per intenderci, a rappresentare la pubblica accusa nella causa contro l’imprenditrice di Abano Sara Paccagnella, finita a giudizio dopo aver causato la morte di Paola Rosa Tanga, travolta ormai quasi 2 anni fa in corso Australia (è accusata di omicidio stradale aggravato perché guidava ubriaca e giocava con un’applicazione del suo smartphone al momento dell’incidente). Ed è riuscito a scoprirlo proprio chiedendo che venissero rintracciate tutte le chiamate, sms e navigazioni online dell’imputata, per verificare se al momento della disgrazia fosse più concentrata a smanettare con il cellulare o sulla strada. Sabato il pm ha partecipato al convegno “Strade Sicure, ricordare per cambiare”, organizzato da Avisl (associazione Vittime incidenti stradali e sul lavoro) a Palazzo Moroni, per discutere della situazione attuale dell’incidentalità davanti ad una platea formata soprattutto da studenti del liceo artistico “Modigliani” (che sul tema hanno anche realizzato una piccola mostra), e da molti parenti delle vittime della strada.
Ospiti del convegno moderato dalla giornalista della Difesa del Popolo Tatiana Mario, anche Andrea Boscarollo della polizia locale di Padova e l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl, che hanno evidenziato come le recenti norme introdotte siano state un toccasana ma non bastino a fare del tutto giustizia. Soprattutto per ciò che riguarda l’utilizzo del telefono mentre si è alla guida.
I veri protagonisti sono stati i “sopravvissuti”. Ossia coloro che hanno perso un figlio, un padre o un amico a causa di incidenti stradali, e oggi convivono con un dolore perpetuo. Tra questi c’è Elisabetta Barbacci, ex insegnante di Mogliano Veneto, e madre di Claudio, deceduto quasi 10 anni fa dopo essere stato investito mentre tornava da lavoro in motorino. «Aveva 37anni, e da quando non c’è più non nego di aver pensato più volte di farla finita», ha raccontato la donna. «Poi però penso a quante altre mamme hanno affrontato il mio stesso dolore, e quindi trasformo la sofferenza in impegno civile. Ho provato più volte ad incontrare la donna che ha ucciso mio figlio ma lei non ha mai voluto. Però pubblica foto con la sua nuova fiammante Mini Cooper, dimostrando di non essere ancora consapevole della tragedia».
Luca Preziusi
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