Telefonate dal carcere al campo nomadi

Per un mese ha tranquillamente conversato, a ogni ora del giorno, con la sua compagna. Eppure lui, Antonio Brajdic detto “Totti”, 27 anni, era detenuto in una cella del carcere veronese di Montorio, mentre lei, Shailyn Millas, 22 anni, era agli arresti domiciliari nella loro “casa” nel campo nomadi in via Longhin a Padova in zona San Lazzaro, al centro di un blitz della Squadra mobile diretta al vicequestore aggiunto Marco Calì e coordinato dal pubblico ministero padovano Benedetto Roberti. Blitz avvenuto all’alba dell’11 giugno scorso. Ecco perché ieri pomeriggio quando i difensori della coppia hanno chiesto un alleggerimento della misura cautelare applicata nei confronti dei due, il pm Roberti si è opposto con ogni forza. Di più: ha depositato verbali e documenti (compresi i tabulati telefonici) per confermare come i rapporti della coppia fossero tutt’altro che interrotti tra il 3 settembre e i primi dell’ottobre scorso. Nonostante il carcere e la misura restrittiva “domiciliare” (la donna è mamma di tre bambini). Non solo: in quel mese il capobanda ha parlato anche con altre persone, tra cui un avvocato che non è il suo difensore. È quanto emerso ieri durante l’udienza preliminare davanti al gup Margherita Brunello chiamata a pronunciarsi sulla sorte giudiziaria dei protagonisti dell’inchiesta denominata “operazione zingari brillanti”. Alla sbarra 22 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a rapine, furti, ricettazione e riciclaggio organizzata secondo una struttura piramidale capeggiata da Antonio “Totti” Brajdic: nei loro confronti il pm Roberti aveva chiesto il processo per tutti. Intanto c’è una novita: l’amministrazione comunale (assistita dall’avvocato Marco Zulian) si è costitita parte civile reclamando 20 mila euro di risarcimento per il danno all’immagine. E riservandosi altre richieste economiche: il Comune è proprietario del “campo” e sta valutando i danni materiali (nell’area era stato occultato il bottino). Ieri tre imputati di minor peso hanno chiuso il conto con la giustizia patteggiando. Si tratta di Antonio Brajdic soprannominato “Tono”, 54 anni e la moglie Marta Sajnovic, 58 anni, entrambi agli arresti domiciliari a MIlano (un anno e 11 mesi senza la sospensione condizionale) con Younes Ouljmal, 39 anni, con divieto di dimora a Padova, finito nei guai per ricettazione (8 mesi con la sospensione condizionale visto che è incensurato), mentre per Nicole Tonini, 28 anni il procedimento è stato trasmesso al tribunale di Treviso per competenza territoriale. Saranno processati il 4 febbraio davanti al tribunale di Padova Lutfi Gashi, 41 anni, e il figlio Eddy Gashi, 22, (entrambi agli arresti domiciliari in un appartamento Ater in via Palestro affittato dall’associazione Beati i costruttori di pace di don Albino Bizzotto) con Ceca Stamenkovic, 24 anni e Katiuscia Stoiko, 40. Tutti gli altri imputati sono stati ammessi al rito abbreviato il prossimo 16 gennaio.
Cristina Genesin
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