Tentano di occupare casa dell’Esu: 30 denunce

Un paio d’ore di grande tumulto ieri nel primo pomeriggio in via Tartaglia, nel piazzale della chiesa Beata Vergine Maria del Perpetuo Suffragio chiamata delle Cave, che sennò chi se la ricordava.
Da una parte un’ottantina di persone, circa 25 militanti del centro sociale Gramigna e una quarantina di persone senza casa o sotto sfratto, per lo più straniere; dall’altra uno spiegamento di polizia da grandi occasioni, Digos in prima fila. Tutti di fronte, al civico 9 di via Tartaglia, l’oggetto del peraltro legittimo desiderio di chi è senza un tetto. Trattasi di un condominio di proprietà dell’Esu (Azienda regionale per il diritti allo studio): si chiama Residenza Tartaglia, sedici appartamenti vuoti da una decina d’anni e, all’apparenza almeno, in buone condizioni.
Il gruppone dei Gramigna e dintorni, secondo la Digos che da un tot ne aveva avuto esatta percezione, era lì per occupare l’intero condominio. I militanti, quei pochi che due parole le hanno dette pur specificando di essere lì per puro caso, hanno sostenuto che quello doveva essere solo un sit-in dimostrativo per il diritto alla casa. Secondo la Digos invece era tutto pronto e ben organizzato per l’occupazione del condominio. Quel condominio scandalosamente vuoto.
Nel piazzale della chiesa, ieri alle 15, fronte a fronte polizia e gramigni con le famiglie straniere (molti i nordafricani) senza casa: la tensione sale rapidamente, c’è un’auto parcheggiata, di uno degli attivisti, che pare stipata con l’intero campionario dell’attrezzatura da occupazione. I poliziotti chiedono al ragazzo, un trentenne padovano, di aprire il cofano: lui rifiuta e tenta di fare in modo che gli agenti non si avvicinino. Risultato, immediato fermo per resistenza a pubblico ufficiale e auto aperta. Dentro ci sono vari tipi cesoie e striscioni, quelli che da appendere alle finestre ad occupazione avvenuta. A quel punto la situazione precipita, arriva anche un bel numero di camionette stipate di agenti in tenuta antisommossa. Quelli della Digos cominciano a identificare i presenti, e un giovane maghrebino alla richiesta di tirare fuori i documenti rivoltagli dal dirigente della Digos in persona, ha un mancamento. Viene chiamata un’ambulanza che lo accompagna al pronto soccorso: malore. Stando alle parole dei militanti-passanti per caso, sono volate manganellate, i poliziotti hanno caricato, una donna incinta è finita a terra, e chissà cosa è successo a quello finito al pronto soccorso. Stando alla dichiarazione di Stefano Fonsi, capo della Digos, nessuna carica, nessuna manganellata, solo identificazione dei presenti che ora sfocerà dritta in una denuncia per tentata occupazione a carico dei 25 gramigni (tra padovani e supporter arrivati da Bologna e Venezia) e di 10-15 senza casa, i capofamiglia ieri arrivati con mogli e figli al seguito, pronti per entrare nei mini appartamenti del condominio Esu (vuoto da anni).
Alle 16.30 una trentina di persone è arrivata davanti alla Questura a sostegno del ragazzo fermato per resistenza. Non ci sono stati disordini.
Era da tempo che la Digos teneva d’occhio il gruppo, avendo acquisito granitica certezza che l’occupazione dello stabile in via Tartaglia era imminente. Ieri nel primo pomeriggio, un primo concentramento di persone davanti al vicino Alì, poi lo spostamento nel piazzale della chiesa davanti al condominio di una settantina di persone. E la polizia è intervenuta. Niente occupazione, quindi, 30-35 persone verranno denunciate, un ragazzo è finito al pronto soccorso causa malore da agitazione davanti alla polizia. E uno è stato fermato e portato in Questura dove, nel piazzale, alle 16.30 sono arrivati in 30 a dargli sostegno. Nessun disordine.
E intanto il condominio resta vuoto: nel sito dell’Esu viene illustrato come alloggio in grado di contenere 116 posti letto in appartamenti indipendenti (in media di sette persone per appartamento), ma viene specificato «non disponibile per il 2014-2015», come peraltro non era disponibile negli anni precedenti.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova