La storia di Tersilla, 99 anni: «Tutte le mattine in tram per la messa con il vescovo»
Tersilla Fabbian, quasi centenaria, vive all’Arcella in piena autonomia: «Cucino per mia nipote». Ecco la sua storia

Ogni mattina, alle 6.30, minuto in più minuto in meno, la signora Tersilla Fabbian — 99 primavere il mese prossimo, gambe e mente svelte, una voglia di vivere che travolge — attende il tram all’Arcella. Destinazione Duomo per la messa con il vescovo Cipolla.
Frequenta la celebrazione non per paura del giudizio, ma per amore dell’appuntamento. Con Dio, certo, ma anche con la moltitudine di persone che incrocia, più o meno alla stessa ora, nel tragitto di andata e ritorno.
Corrado il fruttivendolo di piazza delle Erbe che coltiva i campi vicini a quelli del figlio, la signora della pappa reale «a colazione ne prendo un cucchiaino ogni giorno, poi un cappuccino e due noci, mi si è abbassata la pressione», il farmacista che sposta il capo e agita la mano da dentro il negozio. Poi ci sono le signore sul tram, sempre le stesse, l’impiegata comunale, l’insegnante, con le quali fa filò.
«La mia felicità è salutare le persone» dice. Quando qualcuno le chiede se ha bisogno di aiuto per salire e scendere dal tram: «Aiuto? Sono vedova da quando ho 33 anni, mi sono rimboccata le maniche e ho tirato su due figli, cosa vuole che sia un gradino».

Trascorriamo un sabato mattina insieme. Messa, il saluto con il vescovo Claudio, «cin cin» con il succo di frutta al bar di fronte al Duomo e il tragitto fino alla fermata del tram in Riviera dei Ponti Romani, passando per via Cesare Battisti.
«Ho abitato ad Agna 20 anni, poi all’Arcella, adesso sto a San Carlo» racconta Tersilla, terza – come testimonia il nome – di sette figli. È completamente autonoma: «Pago l’affitto, le bollette, vado alle poste, al Caf per la dichiarazione dei redditi. Ho fatto il trasloco che avevo 83 anni» aggiunge. La passeggiata per andare a messa è la ginnastica della giornata: «Mi sono sempre tenuta attiva, sono cresciuta in mezzo ai campi, c’era tanto da fare in casa. Ancora adesso ho i miei esercizi, faccio il saluto al sole».
Tersilla per 20 anni ha lavorato come impiegata «alla mutua, cassa malattie, ero impegnata a mettere tutti gli arnesi da laboratorio, i ferri del mestiere nell’autoclave per la sterilizzazione». Due anni fa la tragedia: «Ho perso una figlia. Lo stesso male che si è portato via mio marito. Ma ho combattuto, non mi sono arresa. Andavo sempre al Santo, da quando è mancata vengo al Duomo, ho accorciato la strada. Non ho avuto il tempo di piangerme su».
Una vita dedita agli altri. «Sono sempre stata disponibile per tutti, quando abitavo in paese facevo nascere i bambini. L’allevatrice mi suonava il campanello. “Da vieni che c’è bisogno”». Come si fa ad arrivare così a 99 anni? «Sono i miracoli della natura» e fa le corna per scaramanzia.
Tersilla è nata nel 1926, l’anno delle «leggi fascistissime», dell’arresto di Gramsci, dell’eruzione dell’Etna. «Il mondo d’oggi? Ho vissuto la seconda guerra mondiale, ma queste ultime sono peggio perché il mondo è più cattivo. Una volta le persone erano più ignoranti, adesso sono intelligenti, ma se baruffa anche tra robot, una volta c’era la speranza di poter stare meglio. Le persone sono stanche del mondo, incattivite senza volerlo. Li vedei tosi che vanno a scuola con il coltello?».

Tv, giornali, come si informa? «Poco. Sono annoiata di tutto, troppe disgrazie». Che cosa pensa della zona rossa all’Arcella? «Niente, non mi interessa. Tutte le strade sono pericolose, non solo quelle dell’Arcella. C’è il campo sportivo, c’è la biblioteca di fronte a casa mia, il ritrovo dei veci. Non ci sono ancora entrata. Mi piace stare con chi va a lavorare».
Passioni? «Fatico a leggere e scrivere, però cucino. Oggi ho mia nipote a pranzo. Ieri mi sono presa avanti: insalata russa, arrostino, fagiolini, insalata e tante ciliege: quel che non magna se lo porta a casa. Le manca qualcosa? «Non penso al poco o al tanto, prendo il giorno come viene mi sono sempre fatta tutto:le camicette, le gonne. Ho la mia pensione».
Ogni mattina al Duomo il Vescovo viene a salutarla. «Eh abbiamo un rapporto tanto bello – confessa –. Ogni giorno mi da la mano, mi dice buona giornata, poco altro, io sono ignorante non so cosa dirgli. Anche don Francesco, il suo segretario, che ha celebrato oggi (14 giugno, ndr) viene sempre a chiedermi come sto».
«Si ricordi che per i suoi 100 anni vengo a bere il caffè da lei, mi raccomando» le dice il Vescovo dopo la messa. Lei sorride come una bambina e abbassa il capo emozionata.
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