TINTORETTO Dalle prime pennellate ai quadri visionari tutta l’arte del genio

VENEZIA
Ha stupito i suoi contemporanei, impressionato El Greco, Rubens e Velasquez, anticipato per molti versi la sensibilità di artisti contemporanei; ha sedotto, nei secoli, milioni di persone anche poco avvezze alla pittura, rapite dalla grandiosità del suo linguaggio. E ora, a 500 anni dalla nascita, torna ad affascinare il pubblico in occasione delle celebrazioni che tutta Venezia gli dedica. Perché non è solo una grande mostra ma un grande e complesso progetto espositivo, quello che accende i riflettori su Tintoretto: una doppia mostra, a Palazzo Ducale e alle Gallerie dell’Accademia, e una serie di esposizioni allestite nelle sedi veneziane custodi dei suoi capolavori, mentre dal 10 marzo 2019 la National Gallery of Art di Washington proporrà – per la prima volta negli Stati Uniti – una panoramica completa sulla carriera dell’artista che prende le mosse dal nucleo espositivo di Palazzo Ducale.
“Il Giovane Tintoretto” alle Gallerie dell’Accademia (curata da Roberta Battaglia, Paola Marini e Vittoria Romani), ripercorre attraverso circa sessanta opere, tra le quali ventisei dello stesso Tintoretto, il primo decennio di attività del pittore veneziano: parte dal 1538, anno in cui è documentata un’attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia, e arriva al 1548, data del clamoroso successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia. Il percorso ricostruisce, dunque, quel periodo di stimoli e sperimentazioni grazie ai quali Tintoretto ha rinnovato profondamente la pittura lagunare, in un momento di grandi cambiamenti. Seguendo un ordine cronologico articolato in quattro sezioni, la mostra indaga quel periodo tuttora fortemente dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega o a una personalità individuata, chiarendo anche come l’artista acquisì e trasformò i suoi modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Salviati, Vasari, Jacopo Sansovino, presenti in mostra con opere significative.
In “Tintoretto 1519 – 1594” nell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale (a cura di Robert Echols e Frederick Ilchman, con la direzione scientifica di Gabriella Belli) si possono invece ammirare cinquanta dipinti e venti disegni autografi di Tintoretto, prestati dai grandi musei internazionali, unitamente ai famosi cicli realizzati per Palazzo Ducale tra il 1564 e il 1592, visibili nell’originaria collocazione. L’esposizione permetterà dunque di riscoprire pienamente la pittura visionaria, audace e per nulla convenzionale di Jacopo Robusti che, figlio di un tintore, seppe sfidare la tradizione consolidata incarnata da Tiziano, sbalordendo e scegliendo di innovare: non solo con ardite soluzioni tecniche e stilistiche, ma anche con sperimentazioni che segnarono un punto di svolta nella storia della pittura veneziana del Cinquecento.
Sono ancora molte altre le istituzioni che in laguna, in questo anno speciale, celebrano Jacopo Robusti con originali iniziative espositive, editoriali e convegnistiche. Tra queste, in particolare, la Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, custode di cicli pittorici imponenti, e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.
Non è tutto, perché il cinquecentenario ha innescato anche una campagna di restauri dei capolavori conservati a Venezia, sia da parte di prestatori, inclusi musei e collezionisti privati, sia soprattutto dall’organizzazione americana Save Venice, che ha finanziato il restauro di 19 dipinti, nove dei quali fanno parte della mostra e i restanti sono visibili nelle loro sedi permanenti. Si tratta di opere mai apprezzate completamente in passato, come la pala d’altare della chiesa di San Marziale sottoposta a un lungo e laborioso intervento di ripulitura, da scoprire all’interno delle mostre o nel percorso appositamente predisposto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la Curia Patriarcale. –
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