Tombolo saluta Beghetto «Sei stato un grande uomo»

Il commosso addio a Mario “Ciotto”, stroncato da un malore mentre pedalava La figlia Elena: «Un cammino in salita, ci hai in segnato a non mollare mai» 
Silvia Bergamin

TOMBOLO

Sulla bara la maglia della Luparense, intorno una comunità che ha perso un uomo generoso, nello sport e nella vita. Ieri pomeriggio il paese di Tombolo si è fermato per l’addio a Mario Beghetto, per tutti Mario Ciotto. Aveva 75 anni e venerdì mattina è stato stroncato da un malore mentre si trovava in sella alla sua amata bici, su strade familiari e amiche. Ha lasciato la moglie Giuseppina, con cui a settembre avrebbe festeggiato i 50 anni di matrimonio, i figli - i due gemelli, Elena e Luca - ed i nipoti Asia e Thomas. Il figlio Luca è noto per la carriera calcistica di buon livello tra serie C2 e D.

EX GIOCATORE E ALLENATORE

Oltre che con la squadra di San Martino di Lupari, Mario ha giocato con l’Unione Sportiva Cittadella e poi ha guidato le prime squadre di Galliera e Onara. Si era conquistato stima, affetto, riconoscenza. Commosso il ricordo della figlia Elena: «Caro papà, hai fatto del bene a tutti. Sei stato un grande uomo, onesto e generoso, per te l’amicizia era sacra. Il tuo è stato un cammino vissuto sempre in salita, senza però mai pestare i piedi a nessuno».

Era forte, e allo stesso tempo dolce, innamorato: «Non dimenticavi mai di baciare ogni mattina la tua Giusi e dirle quanto fosse bella», l’istantanea della figlia, con negli occhi la mamma e il papà. E poi ha concluso: «Ci hai insegnato a non mollare mai. Neppure le tempeste più forti sapranno spazzare via il tuo ricordo dai nostri cuori».

TRAGUARDO

Partendo dal vangelo di Matteo sulle beatitudini, il prete di Tombolo don Bruno Cavarzan è rimasto sulla potenza infinita della metafora ciclistica: «Mario è stato preso dalla strada e ha raggiunto il traguardo della sua ultima corsa. Nel corso della sua vita ha donato il meglio di sé. Perché era sempre disponibile, pronto a dare una mano a chi glielo chiedesse. Accompagnava i defunti nell’ultimo viaggio». L’anziano portava infatti la croce nella processione verso il camposanto: tanti hanno impressa questa immagine. «Non lo vedremo più fisicamente», ha aggiunto il parroco, «ma non è lontano da noi. Anche adesso mi sembra di sentirlo dire: continuate a vivere la vita come la corsa più bella, come una partita vincente, come una grande famiglia di amici».

DONATORE DI SANGUE

Il dramma in cui il 75enne ha perso la vita si è consumato venerdì mattina a Fonte, nel Trevigiano: il suo compagno di viaggio, poco dopo le 9, si è visto il pensionato rallentare e poi accasciarsi, la vittima lo precedeva di una decina di metri distanza. I soccorsi sono stati immediati, il tentativo di rianimazione è durato mezz’ora, ma non è bastato. Stava bene, si teneva in forma, quasi ogni giorno 80-90 chilometri in bici, spesso su e giù per Crespano e Asolo. Nulla faceva presagire quello che è successo. Era donatore di sangue con l’Avis ed ha collezionato diversi riconoscimenti. Gli piacevano anche le bocce, si è spesso distinto nei tornei organizzati in zona. —



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