Top 500 Padova: Safilo resta leader

Per il quarto anno consecutivo, è ancora Safilo a scalare la classifica, stagliandosi al primo posto del podio padovano dei Top500. Il gruppo dell’occhialeria è l’unica industria,...
CAIAFFA - CONFERENZA STAMPA ALLA SAFILO. LUISA DELGADO
CAIAFFA - CONFERENZA STAMPA ALLA SAFILO. LUISA DELGADO

di ELEONORA VALLIN

Per il quarto anno consecutivo, è ancora Safilo a scalare la classifica, stagliandosi al primo posto del podio padovano dei Top500.

Il gruppo dell’occhialeria è l’unica industria, con sede a Padova, a superare il miliardo di ricavi. Nulla varia anche nel secondo e terzo gradino. Medaglia d’argento al commercio del Gruppo Alì e bronzo alla Standa commerciale, ovvero ai supermercati Billa, che confermano le loro posizioni di leadership.

La vera sorpresa, tra le prime dieci aziende in elenco, è quest’anno Carraro Spa che dalla quarta posizione del 2014 (su bilanci 2013) scende al sesto posto; e i risultati 2015 potrebbero portare a una nuova recessione.

I leader padovani

La “cura” dell’a.d. Luisa Delgado” ha fatto bene ai bilanci 2014 Safilo, nonostante la perdita della licenza Gucci (datata settembre 2014) ricompensata da 90 milioni di euro a bilancio. L’azienda continua sulla rotta del piano industriale 2020 con una nuova scuola prodotto, un’operazione di reshoring (rimpatrio della produzione) e nuova linfa alle licenze per segmentazioni di prodotto. Nel 2014 i ricavi sono cresciuti del 5,1% a quota 1,178 miliardi, l’Ebitda scende dal 9,5 all’8,5% dei ricavi per 100 milioni, l’utile passa dai 15 milioni del 2013 a 39,4 milioni. In linea, rispetto all’anno precedente, le performance della grande distribuzione alimentare che svelano i conti di Alì e Standa. Sono 917 i milioni di ricavi di Alì Group (924 nel 2013) e 893 i milioni di Standa (896 nel 2013). Molto diversi, tuttavia, i margini dei due colossi; e, se per Alì, l’Ebitda segna quasi 90 milioni, i supermercati Billa stagnano quattro volte meno, a 20 milioni.

A passo di gambero

Chi retrocede, come già anticipato, tra i top 10 quest’anno è la quotata Carraro. Nessuna sorpresa per il gruppo che sta affrontando un articolato processo di rilancio che si declinerà ancora più compiutamente a primavera 2016 con la presentazione del piano industriale. La Spa è alle prese con una frenata della domanda mondiale e pronta a nuove dismissioni per migliorare le performance. I ricavi nel 2014 sono scesi a 727 milioni da 871 del 2013. Il 2014 è stato in rosso per -7,8 milioni (+2 milioni di utile nel 2013) e anche questo 2015 si chiuderà in perdita stando alle previsioni.

A segno meno

Carraro non è l’unica nel 2014 ad aver chiuso in perdita. Sono otto le società nelle prime 50 a segnare rosso. Il meno più pesante lo portano a casa le scarpe Bata (Compar Spa) che hanno chiuso i conti con -42 milioni. In difficoltà anche la Maschio Gaspardo, da giugno di quest’anno orfana del suo fondatore Egidio e alle prese con una riorganizzazione aziendale e una ristrutturazione del debito. In perdita anche Sonepar, Sit, i gioielli della Morellato (-4,8 milioni rispetto i -10 del 2013) che hanno appena ceduto Pianegonda dopo averlo rilevato nel 2013, la Coop Azove, le auto lusso di Porsche Italia e Georg Fischer Holding.

Come cavallette

Per fortuna, non sono infrequenti, tra i 50 big, dinamiche di crescita, specie sul fronte del margine Ebitda che esprime il reddito operativo generato dalla gestione aziendale. Guardando questo indice, le imprese “cavallette” (ovvero quelle che hanno fatto un balzo in avanti nel 2014) sono Industries (da 40 milioni a 101 milioni di Ebidta), Fidia Farmaceutici (da 58 a 93 milioni), Pandolfo Alluminio (da 5,1 a 10,1 milioni, in pratica un raddoppio), la De Angeli (da 1,4 milioni a 6,1 di Ebitda), le officine Facco di Massimo Finco (da 3,6 a 10,6 milioni, tre volte tanto) e Corvallis (da 5,3 a 9,4 milioni). Queste ultime quattro sono tra il 43esimo e il 47esimo posto in classifica. Ma anche i ricavi segnano segno più, anche se non dinamiche non sempre simili all’andamento dell’Ebitda.

Ancora in crisi

A soffrire c’è ancora l’edilizia. Nel dettaglio del comparto costruzioni ben 10 imprese su 20 “top” registrano ricavi in flessione nel 2014. In caduta a volumi anche il commercio al dettaglio (11 imprese su 20 top con fatturato in diminuzione nell’ultimo anno) così come anche commercio all’ingrosso e la fabbricazione dei macchinari.

Recupero modesto

L’ultimo report congiunturale pubblicato da Confindustria Padova, su dati a giugno 2015, segna per l’industria patavina un’intonazione positiva.

Si tratta di un recupero modesto, ma la produzione nel secondo trimestre è aumentata su base annua (+0,2%) e migliorano anche gli ordini (+0,5%). Chiari e positivi segni di ripresa per la domanda interna (+1,6%) che, a Padova, appare nell’ultimo trimestre monitorato più tonica dell’export che consolida a +0,9% con uno sprint verso gli Usa (+3%) grazie al favorevole cambio con il dollaro, mentre ristagna l’Europa (-0,3%). L’occupazione mostra primi segnali di recupero (+0,9%). Anche le previsioni e gli investimenti delineano un miglioramento della fiducia.

Verso la risalita

Oltre il 30% degli imprenditori padovani stima, infatti, una crescita della produzione, e il 29 per cento ordini in recupero. Stabili invece i giudizi sull’occupazione, per ben il 70,9% del campione; solo il 17,7 per cento delle imprese intervistate da Confindustria sostiene che aumenterà gli organici (e 3 su 10 saranno laureati).

Prevalgono gli investimenti in innovazione tecnologica, sostituzione di impianti, ricerca, ampliamento della capacità produttiva.

Export, geografia da allargare.

Le imprese padovane che esportano sono oggi il 56,3% del totale, quota che si issa al 77,7% nel manifatturiero. La componente estera della domanda contribuisce in modo solido ai bilanci: il 40,8% delle aziende realizza all’estero più di metà del fatturato. Ma per oltre un quinto (22%) le vendite oltreconfine sono più del 75% del totale, risultato conseguito da ben il 40 per cento delle imprese più grandi. Quanto alle rotte del made in Padova, è nei mercati maturi lo zoccolo duro. La Germania si conferma al primo posto, seguita da Francia e più staccati Spagna, Stati Uniti , Regno Unito, Russia (Cina ottava).

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