Torna l’ispettore Stucky

La sesta inchiesta del poliziotto inventato da Fulvio Ervas

L’ispettore Stucky è tornato. E con lui è tornato quel Fulvio Ervas che ci aveva conquistati con i suoi gialli ambientati fra Treviso e dintorni, con le sue indagini su delitti che hanno come punto di partenza temi di attualità o fatti di cronaca locale, polizieschi puntualmente conditi di ironia, capaci di intrigare il lettore con le storie a volte stravaganti del suo personaggio. “Si fa presto a dire Adriatico” sarà in libreria giovedì prossimo, edito da Marcos y Marcos. Ma forse, più che dell’attesa per il sesto giallo della “serie Stucky”, si tratta di un banco di prova esigente per l’autore del successo letterario (e non solo) di “Se ti abbraccio non aver paura”. Lì il tema – tratto da una storia vera – era l’autismo, le cui cause per Ervas sono una faccenda da giallisti, un rebus che anche Simenon o la Christie troverebbero un mistero da notte buia e tempestosa. L’autore trevigiano non tradisce: perché scrittura e stile rimangono brillanti, perché essere diventato un “caso” non ha cambiato il suo desiderio di tuffarsi nell’avventura e perché, se in mezzo al trambusto mediatico nel quale è stato catapultato assieme a Franco e Andrea Antonello si è potuto pensare che Stucky avrebbe fatto una brutta fine, non ha abbandonato il suo ispettore.

Il meticcio veneziano-persiano, che vive in vicolo Dotti e sembra non volersi schiodare dalla questura di Treviso, parte per una vacanza in una Croazia pronta ad entrare in Europa. Sulla sua Morini, con il cane Argo, si ritrova in un campeggio per naturisti di Lussino. È chiaro, i poliziotti non vanno mai in vacanza e allora ecco che spunta il cadavere e il giallo decolla. La costruzione ruota attorno all’agonia dell’Adriatico, alla lenta desertificazione delle acque, alla crisi della pesca, a un mercato che per moda vuole ssolo pesce ervito crudo. E allora niente di meglio che infilare nel romanzo un chioggiotto che, restio dal passare dal mare aperto di una vita alle turbosoffianti dei vongolari, abbandona la pesca e tenta la fortuna cacciandosi con la sua banda di ex pescatori (tutti rigorosamente declinazioni di Boscolo e Tiozzo con i loro soprannomi esilaranti) in affari poco leciti lungo le rocciose coste croate. Stucky – che sembra trovarsi a suo agio con le chiappe al vento, mettendo a nudo le sue migliori facoltà intellettive e di indagine – arriverà fino all’isola di Murter, alle porte delle Kornati, risolvendo il caso assieme al commissario Ante Latinski, uno che a Vukovar ci ha combattuto davvero e che guarda con diffidenza non solo il poliziotto italiano ma anche questa rapida trasformazione della Croazia. Complotti internazionali, polizia corrotta, russi con il pelo nelle valvole cardiache, turisti senza scrupoli, malavita dei Balcani sono il condimento di una storia che accompagna il lettore nei luoghi di tante vacanze, dei quali Ervas ci regala paesaggi, gusti, sapori e stili di vita così diversi e lontani ma così scelti da sempre come rifugio alternativo e per certi versi trasgressivo alla nostra quotidianità. Lo fa senza mai perdere di vista la città in cui l’ispettore vive e lavora: Treviso c’è, con i suoi personaggi, con la sua lentezza un po’ troppo borghese, con la crisi che si fa sentire anche qui, con i protagonisti dei romanzi precedenti. Chiusa l’indagine, Stucky ci tornerà. Non più in sella alla sua Morini e in compagnia dell’ormai inseparabile cane “salsiccio” e di una nuova amica, che sembra tracciare già la strada al romanzo numero sette. Chissà. La prima presentazione di “Si fa presto a dire Adriatico” giovedì a Milano con il Fai, ma subito dopo, venerdì, nella città dell’ispettore Stucky: venerdì 8 novembre alle 17.30 Fulvio Ervas sarà l’ospite d’onore dell’inaugurazione della nuova libreria IBS, in Corso del Popolo 40 a Treviso.

Sara Salin

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