Traffico di opere false in cinque a processo
Finiscono davanti al giudice il prossimo 6 ottobre cinque collezionisti accusati di ricettazione quadri falsi. Si tratta di Fabio Zoccarato, 71 anni di Rovigo; Giovanni Masciolini, 65 anni di Padova, entrambi difesi dall’avvocato Zuleica Gregianin; Carlo Facchinato, 66 anni, di Rubano, difeso da Massimo Gasperini, Cesare Bagatella, 53 anni, di Fiscaglia (Ferrara), avvocato Paolo Scaglianti; Michele Dal Bon, 49 anni di Venezia, avvocato Ombretta Mazzariol.
Si tratta di collezionisti non di professione: la Finanza li ha indagati per 33 opere che avrebbero un valore, se vere, di 185 mila euro. Mentre lo scambio di opere ipotizzato tra loro, sfiorerebbe il milione e mezzo. Una cifra importante che indicherebbe il loro volume d’affari, anche al di fuori di questa indagine. Scambi che però non avvenivano mai con denaro, ma sempre con il passaggio di opere. Zoccarato e Masciolini sono stati trovati in possesso di opere contraffatte attribuite agli artisti Licata, Accardi, Dorazio, Sironi e Signoretto. Solo Zoccarato acquistava 14 dipinti attribuiti a Licata e Finzi. Facchinato deteneva per rivenderli tre oli su tela di Licata. A Bagatella viene contestato l’acquisto di cose di sospetta provenienza. Tutti i passaggi sono stati contestati nel 2013. L’indagine era stata condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, guidata dal tenente colonnello Ivan Toluzzo. Le Fiamme Gialle erano venute a conoscenze di alcuni dipinti sospetti. Indagando su un collezionista il cerchio si è allargato e alla fine, coordinati dal pubblico ministero Benedetto Roberti, sono arrivati ad identificare i 5 che ora vanno a processo e proveranno a difendersi dall’accusa di ricettazione, che non è contestata a Bagatella. Nel fascicolo d’indagine ci sono anche dei certificati fasulli di originalità di alcuni dipinti che sono stati fatti analizzare dagli inquirenti. Diverse opere sono state comunque vendute tramite delle case d’asta, dove ovviamente sono state certificate come vere.
Carlo Bellotto
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