«Tragedia dell’omofobia» Insorge la comunità gay

Gladiolo, Arcigay: spesso con la famiglia una spaccatura difficile da rinsaldare Un’amica di Alessia a Zoccarato: hai avuto il coraggio di raccontare la verità
Di Alice Ferretti

SAN GIORGIO DELLE PERTICHE. La possibilità che Tiziano Gallo abbia ucciso giovedì la figlia trentatreenne Alessia, prima di spararsi a sua volta e che lo abbia fatto perché non accettava le sue preferenze sessuali, ha sollevato ieri le reazioni delle associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender).

«Una tragedia che ci colpisce perché manifesta in modo palese quanto l'omofobia e la transfobia siano in grado di avvelenare gli affetti e trasformare la famiglia in una prigione mortale», ha detto Mattia Gladiolo, presidente di Arcigay Tralaltro Padova in riferimento al dramma consumatosi in casa di Arsego. «Purtroppo capita ancora troppo spesso che tra la persona omosessuale e la famiglia d’origine la differente sessualità crei una cesura difficile da rimarginare», ha proseguito Gladiolo, che punta poi il dito contro le istituzioni, colpevoli a suo parere di non aiutare i parenti di persone “diverse” nel percorso di accettazione.

«Le associazioni fanno tanto, ma non basta, le famiglie hanno bisogno del sostegno delle istituzioni, del Comune, della Provincia, della Regione. Non si può stare a guardare e rischiare che si verifichino tragedie come quella di San Giorgio delle Pertiche», ha sottolineato il presidente dell’Arcigay padovano. Ostilità, dunque, è la parola chiave per capire anche fatti drammatici e apparentemente privi di spiegazione. Un’ostilità che potrebbe aver indotto Alessia Gallo a nascondere una parte di sè. A farlo in paese, a San Giorgio, ma anche a Padova dove lavorava come cameriera. «Lavoriamo insieme da sempre e se era lesbica l’ha sempre nascosto molto bene», dice Rita Regazi, una collega del Kofler. «È vero che non ha mai parlato di un fidanzato o di una frequentazione maschile, ma quando si scherzava faceva anche lei battute sugli uomini».

Un atteggiamento quello di tutelare la propria identità sessuale che diventa a volte una vera e propria necessità. «Succede molto spesso che le persone tengano nascoste le proprie preferenze, soprattutto se sono donne, per le quali è molto più difficile vivere la propria sessualità», ha spiegato Franca Chiarello, presidente di Arcilesbica il Riparo Padova. «Accade frequentemente poi che l’omosessualità della donna non venga vista dagli altri, non perché non è manifesta ma perché non è proprio contemplata».

Un fenomeno quello della doppia vita delle persone gay o lesbiche che si verifica tanto più spesso quanto il contesto è chiuso, piccolo. Come quello, appunto, di San Giorgio delle Pertiche. «Sicuramente nei piccoli paesi l’omosessualità è un problema che si acuisce», dice Elena De Rigo dell’Agedo, associazione di genitori di persone LGBT che si occupa di dare una mano attraverso il dialogo a chi ha un proprio caro omosessuale. «In quel caso la prima paura del genitore non è che il figlio possa venire discriminato e finisca vittima di violenze verbali o fisiche ma che si sappia nel paese, nel luogo di lavoro, tra gli altri parenti. E questo è motivo di grande vergogna».

Intanto ieri su Facebook c’è chi ha contattato Mirko Zoccarato, il compaesano gay con cui si era confidata Alessia Gallo riguardo ad una sua amica speciale non accettata dal padre Tiziano, elogiandolo del coraggio avuto nel portare a galla una verità così delicata. E confermando, di fatto, la ricostruzione del giovane: che Alessia avesse avuto problemi a vivere liberamente la sua storia.

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