Travolta e trascinata dal Suv: Giulia Spinello poteva essere salvata

SANTA GIUSTINA IN COLLE. Se quel maledetto Suv si fosse fermato dopo averla travolta, Giulia Spinello, da quell’incidente lo si sarebbe salvata. Visto che con una sessantina di giorni di convalescenza si sarebbe rimessa in sesto. Ora a dirlo in forma scritta c’è la consulenza del medico legale Giovanni Cecchetto, arrivata l’altro giorno sul tavolo del sostituto procuratore Benedetto Roberti che l’aveva commissionata. Scrive il medico che Giulia, 21 anni, dall’impatto con la Jeep Grand Cherokee (avvenuto il 31 maggio scorso) riportò una leggera contusione parietale che le creò un trauma cranico lieve, la frattura del radio del braccio e del femore destro: il tutto guaribile in massimo sessanta giorni. Tutto le altre lesioni, che si sono rivelate mortali, sono state causate dal trascinamento del corpo per oltre tre chilometri e mezzo. L’urto con la carrozzeria del fuoristrada creò una sorta di uncino al quale il braccio della ragazza si agganciò. Proprio questo particolare sarà oggetto di una seconda consulenza che il pm affiderà l’11 settembre, sempre a Cecchetto. Lo scopo sarà di stabilire la velocità della Jeep al momento dell’impatto e nel tragitto dal luogo dell’incidente all’abitazione di Fiorenza Benetton, 63 anni, che era alla guida della Jeep. Durante la terribile corsa Giulia ha sfregato il manto stradale dal dorso in giù (ecco perché ha perduto prima le scarpe, poi i pantaloni e la biancheria), mentre la testa e la fascia alta della schiena risultavano sollevate. Morì per dissanguamento.
Nel luglio scorso l’incidente stradale venne ricostruito con l’uso di un manichino che fece la funzione della vittima. La stessa Grand Cherokee quel giorno ha ripercorso l’intero tragitto, partendo da dove la ragazza era stata arpionata alla mano da uno spuntone della carrozzeria formatosi dopo l’impatto per poi essere trascinata per oltre tre chilometri appesa alla fiancata dell’auto, invisibile alla conducente, sino a San Giorgio delle Pertiche. Si è ripetuto più volte il tratto iniziale per comprendere la visuale della guidatrice. Quella mattina la strada era libera, non c’era il sole e dunque non può esserci stato abbaglio, nessun ramo sporgente che occultasse la visuale.
Quando compilò e firmò l’autocertificazione di idoneità fisica, in occasione del rinnovo della patente, Fiorenza Benetton aveva barrato la casella del “no” alla domanda se assumesse sostanze psicoattive (le sostanze stupefacenti o psicotrope come i farmaci antidepressivi a base di benzodiazepine che invece aveva assunto anche prima di quell’incidente) e se fosse affetta da qualche patologia psichica o neurologica. Un doppio “no” che rischia di aggravare la sua posizione. È risultato dagli accertamenti dei carabinieri che svolgono l’indagine coordinati dal pm Benedetto Roberti. La donna fu dichiarata idonea alla guida con le lenti e il documento di guida venne rinnovato fino al 2017.
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