Travolta e trascinata per 3 km: arrestata la donna che era al volante

SAN GIORGIO DELLE PERTICHE. Giulia Spinello, 21 anni, che sta camminando sul ciglio di una strada di campagna senza marciapiede, a pochi passi da casa. Un suv che arriva in senso opposto. Il tempo che si ferma, paralizzato da un incubo che pare irreale.
Il suv investe la ragazzina dal lato del passeggero: il vetro esterno del fanale si rompe. La mano destra di Giulia rimane incastrata dentro un lembo di lamiera sollevatasi per l’impatto, tra la ruota, il cofano e il vano del fanale.
Quel corpo tenero di giovinezza viene risucchiato. Giulia resta crocefissa con il braccio imprigionato e il corpo finisce nel parafango. Le ruote continuano a girare, il suv non si ferma. Giulia in posizione supina viene portata via. Trascinata per tre chilometri e 800 metri, fino alla casa di Fiorenza Benetton Toso, 63 anni, che quel suv, un Grand Cherokee, stava guidando e che dice: «Non mi sono accorta di niente, pensavo a un sasso».
Denudata dalla vita in giù
La vede per primo il postino
Tre chilometri e 800 metri da via Ceccarello a Santa Giustina in Colle dove sono rimaste a terra le scarpe da ginnastica scozzesi scalzate dai piedi di Giulia, fino al giardino fiorito di una villetta rosa in via Petrarca 2 ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche, dove il suv viene parcheggiato. Fiorenza Benetton apre il cancello della villetta con il telecomando, entra, lascia l’auto con il corpo senza vita di Giulia penzolante dal lato passeggero, abraso ma integro, sanguinante, denudato dalla vita in giù. E va a sedersi in salotto.
A terra rimane una spaventosa scia rossa lunga tre chilometri e 800 metri che a tratti si fa chiazza: il sangue di Giulia colava sulla ruota destra del suv, e la ruota tingeva l’asfalto. C’è almeno la speranza che sia morta subito. Lungo quel maledetto tragitto brandelli dei vestiti della ragazzina.
Nel tardo pomeriggio Fiorenza Benetton, inizialmente portata all’ospedale di Cittadella perché colta da malore, viene messa agli arresti e trasferita nel reparto di Psichiatria di Camposampiero. Arrestata per omicidio colposo, omissione di soccorso e guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La donna si sta sottoponendo a una terapia anti-tumorale e sta anche assumendo psicofarmaci. Medicinali sotto l’effetto dei quali non avrebbe dovuto guidare, perché sono assimilati dalla legge a sostanze stupefacenti.
Apre il cancello, lascia l’auto
ed entra in casa
Sono le 11.45 quando Fiorenza Benetton arriva nella villetta dove vive con il marito Gianni Toso, assieme al quale gestisce un magazzino di elettrodomestici, stufe, pellet. È appena stata dal parrucchiere, a Santa Giustina in Colle. C’è il postino quando imbocca la viuzza di casa: Paolo Aiello, 49 anni, è in motorino, ha visto la scia di sangue, l’ha seguita e si è trovato davanti agli occhi l’orrore. Vede la donna che apre il cancello, vede il corpo straziato e seminudo di una ragazzina appeso al suv, vede la donna che parcheggia tra quelle rose ben curate ed entra in casa.
È sconvolto, corre dai vicini a chiedere aiuto: esce Marco Filippi, ispettore dello Spisal con la moglie, arrivano altri. Intanto quel sangue in strada ha allarmato più di qualcuno e ai carabinieri arrivano chiamate. Una pattuglia dei militari di Cittadella seguendo la scia rossa sta già arrivando in via Petrarca. Nel frattempo i vicini trovano Fiorenza Benetton in casa, seduta sul divano. Le dicono. Lei esce. «Era distrutta, ripeteva che non si era accorta di niente. Diceva di aver sentito un colpo ma di aver pensato a un sasso o qualcosa che avesse urtato lo specchietto», riferiscono. «L’abbiamo sostenuta, si sentiva male. Non sapevamo cosa fare per la ragazza». Pochi minuti e arrivano i carabinieri. In breve atterra l’elicottero del Suem, nel campetto verde dietro la villetta: in fretta viene tagliata la recinzione per far passare soccorritori e barella. Ma Giulia è morta. Se la porterà via il carro funebre.
Arrivano il marito e le figlie di Fiorenza Benetton, lei si sente male e viene portata in ospedale. E arrivano due zie di Giulia, disperate; una imbeve un fazzoletto del sangue ancora fresco sull’asfalto: «Ma nemmeno un cane muore così, nemmeno un cane», ripete piangendo di nera, straziata rabbia.
Giulia Spinello che nel 2011 si era diplomata all’Istituto tecnico aeronautico “Zannini”, istituto privato a Padova, ma che ora voleva diventare infermiera e chissà, andare a fare la volontaria in Africa. Giulia che è stata falciata a pochi metri da casa mentre stava andando a trovare la nonna che vive lì vicina, sempre in via Ceccarello. Giulia dissanguata lungo un interminabile calvario d’asfalto. Giulia che è morta come nella peggiore delle torture, uccisa da una donna che poteva esserle nonna. «Giulia, la mia Giulia: ditemi, ditemelo, come era? L’avete vista? Come era? Era devastata? Voglio sapere della mia bambina che non rivedrò più»: alle 16, davanti alla villetta in via Petrarca, arriva Marina Martellozzo, la mamma. Maestra a Santa Giustina in Colle. «Non ho ancora pianto, ancora non ci credo. Ma come è possibile che sia successo?». La conoscono tutti, la maestra Marina, la abbracciano le donne e la stringe Davide Scapin, assessore a San Giorgio, da ore è davanti alla villetta. Con lui era corsa lì anche il sindaco di San Giorgio Catia Zorzi, che però non ce l’ha fatta e si è chiusa in casa, a piangere.
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