Trenta famiglie contro Pasquini

Trenta famiglie che reclamano oltre 5 milioni di euro: nell’udienza di ieri mattina il gip Domenica Gambardella ha ammesso tutte le parti civili - difese dall’avvocato Giampiero Veronesi - al processo contro il conte Enrico Maria Pasquini di San Marino, accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’esercizio abusivo di attività finanziaria con l’aggravante della transnazionalità. La mega inchiesta che per dieci anni ha tenuto impegnata la Procura di Roma è approdata a Padova l’anno scorso ed è stato il pm Emma Ferrero a rinviare a giudizio il conte, ex ambasciatore del Titano in Spagna e nel Sovrano Ordine di Malta.
Le trenta famiglie ammesse come parti civili avevano affidato i loro risparmi a Pasquini, in veste di presidente del gruppo San Marino Investimenti (Smi sa) tramite il quale raccoglieva i risparmi di privati e società prospettando un tasso di interesse estremamente vantaggioso. Secondo le accuse, Pasquini, dopo aver rastrellato milioni di euro ha messo in liquidazione la Smi spa, gemella italiana della società di San Marino, e i risparmiatori non hanno più visto un soldo. Con il conte risultano indagati il cognato Andrea Pavoncelli, referente di Pasquini e suo plenipotenziario alla United International Bank, controllata della Smi alle isole Vanuatu e Eugenio Buonfrate che della Smi era direttore. Alla sbarra anche Roberto Borbiconi, vice direttore della società, Jean Paul Giannini che a San Marino gestiva la clientela, Davide Bonetti e Danilo Ferrante di Amphora Fiduciaria, società di appoggio per i trasferimenti di denaro della Smi.
La complessa inchiesta - oltre ottomila le pagine di fascicolo - è iniziata nel 2007 a Roma ed è arrivata a Padova a seguito di una eccezione di incompetenza territoriale sollevata da uno degli imputati: padovano è, infatti, il primo dei truffati dalla Smi spa. Soddisfatto dell’esito dell’udienza di ieri il professor Veronesi: «Il gip Gambardella ha emesso un’ordinanza ineccepibile, chiarendo il diritto di queste famiglie di ottenere il ristoro dei danni subiti. Si tratta di una tappa molto importante in un processo che segna finalmente un risultato positivo per coloro che hanno investito i risparmi di una vita in una società che poi li ha polverizzati».
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