Trenta garage al posto di negozi: via Battisti abbassa le serrande

PADOVA. Una volta era la via degli antiquari, adesso è la via dei garage. Stiamo parlando di via Cesare Battisti, che, nell’Ottocento era formata dalle vie Pozzo Dipinto e Santa Caterina. Ancora oggi è lunga 800 metri e collega direttamente il Bo con l’entrata sudest dell’ospedale civile. Resta una delle strade più suggestive e più belle della città. Tutti portici che attraversano anche gli incroci con le vie Damiano Chiesa, Santa Sofia, Agnus Dei e vicoli Santa Caterina e Margherita.
Sino a pochi anni fa tutta la via era costellata di una miriade di botteghe artigianali e di attività commerciali, che la mantenevano viva, da tutti i punti di vista, e frequentata. Adesso regna il deserto. Ben trenta botteghe, con il benestare delle amministrazioni comunali che si sono succedute sino a oggi, sono diventate dei garage. Sia per i condomini e sia per residenti che abitano altrove.
Alcuni esempi per capire a volo la trasformazione radicale che la via del Borgo Altinate ha subìto. Al civico 45, quasi all’incrocio con via Zabarella, al posto del garage c’era una latteria; al numero 119 un bel negozio di antiquariato; al 125 un tappezziere: all’80 un atelier d’arte; al 99 un timbrificio d’autore; al 107 un calzolaio; quasi all’incrocio con via Chiesa un orologiaio; al 99 un’altra bottega antica. Garage e ancora garage anche nel tratto che va sino all’incrocio con via Santa Sofia, in particolare ai civici 153, 151, 110, 125, 119 e 117.
Eppure ancora oggi via Cesare Battisti resta una strada blasonata, piena di palazzi storici e monumentali, tra cui quelli delle famiglie Belloni e Moresco Vitalba e di due altri lindi palazzetti, risalenti addirittura al ’400 e al ’500. Recentemente è stato restaurato anche Palazzo Dondi Dell’Orologio, di proprietà dell’Inail, ma non è stato ancora riaperto. C’erano due interi edifici, adibiti ad alberghi(il Cromer e il Croce d’Oro), e tanti bar, di cui uno addirittura con un campo di bocce, frequentato anche da clienti che venivano dalla periferia. Attualmente via Battisti non è ancora totalmente desertificata. Sopravvivono bene i ristoranti Vecchia Padova e Ai Porteghi (quest’ultimo gestito da Critelli junior, il papà, alle Padovanelle era collega di Erminio Alajmo, patròn delle Calandre, ndr), la nota bottega alimentare Stizzeri, le osterie I Sette Vizi e Ai Scarponi.
Sui muri sono rimasti due bei disegni di Kenny Random, ma niente a che vedere con la via Battisti di trent’anni fa. Di chi sono le responsabilità dell’impoverimento urbanistico in cui è caduta, anno dopo anno, l’ex via Pozzo Dipinto? L’avvocato Massimo Munari, con studio nel primo tratto della strada e Marta Capitaniato, titolare della bottega “elettrica” omonima, non hanno dubbi.
«Gli errori più grandi sono stati compiuti dalle giunte Destro e Zanonato bis» sottolinea la seconda. «Non bisognava dare assolutamente così tante autorizzazioni per realizzare nuovi garage negli spazi dove c’erano le botteghe. E poi questa nostra, romantica, strada è stata rovinata anche dalla nuova viabilità introdotta solo pochi anni fa».
Diverso il commento di Mauro Tessari e dell’idraulico Giovanni Cardin, che sta chiudendo la sua bottega proprio in questi giorni, situata a fianco della barberia, gestita da Mario Negrisolo e Gianfranco Martin, che hanno chiuso la loro attività il 31 dicembre 2013.
«Oramai è finita un’epoca» osserva Cardin. «I mestieri di una volta non esistono più. Oggi bisogna fare i conti con la nuova Padova. I residenti attuali, tra cui tantissimi studenti universitari, hanno altri bisogni. Vivono in modo diverso da noi che abbiamo i capelli d’argento».
Ma ancora oggi c’è qualche giovane che investe nelle vecchie tradizioni culturali. «Ho aperto la bottega di libri antichi Kreuzberg solo un anno e mezzo fa» sostiene Daniel Habib. «Nel mio negozio si respira l’atmosfera magica di una volta, ma, per me, questa moda antica resta pur sempre una moda vincente anche per i giovani di oggi».
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