Tromba e piano, ecco il “Tandem” di Fabrizio Bosso

TREVISO. A Fabrizio Bosso piace andare in “Tandem”. Ne è prova anche la sua recente produzione discografica. Il trombettista torinese domani sarà ospite a Treviso del “Salotto Musicale”. L’incontro con l’artista e il concerto si tengono all’auditorium Stefanini dalle 21 (ingresso 12 euro). Bosso si esibirà in duo con il pianista siciliano Dario Carnovale, con il quale ha partecipato all’incisione del “Live at Fazioli Concert Hall”. La rassegna ideata dal maestro Stefano Mazzoleni con la collaborazione di Nicola Bortolanza, dopo il decano Franco Cerri, ospita il giovane jazzista. Lo fa a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo disco, intitolato “Tandem” (Verve). Anche qui è il dialogo tra la sua tromba e il pianoforte a dominare la scena. Al fianco di Fabrizio Bosso, in questo caso c’è Julian Oliver Mazzariello. Troviamo anche le voci speciali di Fiorella Mannoia e Fabio Concato. “Tandem” è un disco di classici, di grandi standard, che davanti alla maestosa eredità del grande jazz non manca di esibire, con raffinatezza, la propria personalità.
In tre aggettivi, che suono vorrebbe, per la sua tromba, Fabrizio Bosso?
«Riconoscibile, ricco e scuro, inteso come caratteristica timbrica, ricco di frequenze basse, non triste. Mi infastidisce la tromba col suono chiaro, alto, rischia di diventare fastidioso. Il suono che mi appaga di più è molto grosso, evito le frequenze medie. Mi piace sfruttare tutte le dinamiche dello strumento dal forte al pianissimo».
Quanto è importante saper andare in tandem nel jazz?
«È fondamentale, ancor di più in duo, se non ci si acchiappa è un disastro. Con Julian ci conosciamo da quando avevamo 20 anni e suonavo con gli High Five. Recentemente ci siamo incontrati per una collaborazione, è scattata una magia, un’intesa perfetta».
A Treviso sarà con Dario Carnovale: cosa vi lega?
«Dario è un altro musicista geniale e creativo, uno che non si ferma mai e scrive un sacco di musica. Ha una grande preparazione tecnica ed è un ottimo pianista classico. Con lui l’approccio è diverso, gli standard prendono un altro colore e altre strade. Sono felice di tornare a Treviso è una città che adoro e dove mi piacerebbe vivere».
Collaborare al fianco di grandi cantanti, da Sergio Cammariere a Mario Biondi, che effetto ha sul suo stile?
«Il solo, dopo l’esposizione di un tema cantato, viene eseguito con un altro feeling, è molto più pacato e si riflette di più sulla scelta delle note».
Matteo Marcon
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