Troppi furti, il supermercato se ne va dal centro

PADOVA. Se non cambieranno le cose in tempi brevi, il Gruppo Despar chiuderà il punto vendita che si trova tra le piazzette Sartori e Conciapelli (in foto). La causa? Troppi furti.
I dirigenti della sede centrale di Mestrino hanno già comunicato tale progetto agli otto dipendenti del supermercato aperto nel 2002, quando ancora si chiamava Serramarina ed era un semplice associato al Gruppo Despar.
«La notizia è vera», conferma un funzionario dell’Aspiag Service, «Il progetto di chiusura non è imminente, ma lo stiamo valutando attentamente. Sia perché il supermercato in questione non lo riteniamo più strategico e funzionale a quella zona, considerata semicentrale, a causa della crisi che ha colpito anche i consumi alimentari e sia perché, da anni, siamo stanchi della delinquenza locale che ci sta creando non pochi problemi». Dell’ipotesi di chiusura sono stati informati sia gli otto lavoratori del punto vendita che i clienti.
«Noi dipendenti non perderemmo il posto di lavoro perché saremmo trasferiti in altre filiali del gruppo», sottolinea uno di loro, «Ma una cosa è certa: non è facile per tutti noi andare avanti in queste condizioni. Davanti al nostro ingresso, specialmente quando è bel tempo, stazionano, spesso, i soliti quattro-cinque balordi, che non hanno alcun ritegno di ubriacarsi davanti a tutti e a lasciare i rifiuti in terra. Per non parlare, poi, dei tantissimi furti, che avvengono al nostro interno. Pochi giorni fa abbiamo sorpreso un ragazzo che aveva messo nello zaino 32 euro di derrate alimentari. Due mesi fa, il direttore ha bloccato due giovani stranieri che avevano nascosto sotto i vestiti due bottiglie di liquore. I malviventi hanno restituito subito la merce, ma uno dei due ha tirato fuori dalla tasca un coltello e lo ha minacciato dicendogli che sarebbero tornati presto».
Chi, in piazzetta Sartori, conosce bene tutti i problemi della zona è Anna Panozzo, ex presidente nazionale dell’Upa di categoria ed attuale titolare dell’istituto di estetica, Lilrose. «Premetto subito che, specialmente da alcuni mesi a questa parte, il degrado in piazzetta Sartori è diminuito», osserva Anna Panozzo, «Ma i numerosi balordi, che continuano a bivaccare anche sotto le finestre del mio istituto, ci fanno ancora paura. Alla sera, specialmente d’inverno, quando abbasso le serrande del mio negozio, che si trova al primo piano, guardo attentamente dalla finestra per verificare se in giro ci sono brutti ceffi. Vado via solo quando mi sento sicura al cento per cento».
E ancora: «Lo so che le responsabilità politiche del degrado non possono e non devono essere attribuite né al Comune, né alle istituzioni locali perché, se si vuole dare una svolta definitiva a tale situazione generale, sarebbe doveroso modificare le leggi nazionali sull’immigrazione, per quanto riguarda sia gli extracomunitari che gli stranieri che provengono dai Paesi dell’Est, compresi quelli che fanno parte dell’Unione Europea. Ma, arrivati a questo punto, sarebbe altrettanto doveroso fare qualcosa in più anche a livello locale. Bisognerebbe utilizzare, sempre ed ovunque, il metodo della tolleranza zero. In città, ormai, ci sono troppi sbandati, senza casa e senza lavoro. Sono diventati troppi anche i negozi e i locali etnici, phone center compresi, ai quali, per ovvi motivi, non si può rilasciare la licenza d’apertura solo perché il commercio è stato liberalizzato. Insomma o si mette in atto una nuova ed efficiente politica sulla sicurezza oppure noi cittadini non ci sentiremo mai più tranquilli».
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