Troppi studenti a Scienze politiche: il test di informatica si fa a penna

PADOVA. L’abilità informatica, al dipartimento di Scienze politiche, giuridiche ed internazionali (ex facoltà di Scienze politiche) si conquista senza vedere una tastiera o un monitor di pc. Basta azzeccare le domande del quiz a risposta multipla, mettendo le famose “crocette” rigorosamente su carta.
Sono circa un migliaio gli studenti che ogni anno devono certificare il possesso di una competenza di informatica base: concetti teorici; uno del computer e gestione dei file; elaborazione testi; foglio elettronico; database; strumenti di presentazione e reti informatiche. Durante il corso al massimo visionano qualche slide che “simula” una facciata del pc, come dire che un giocatore di calcio conosce lo sport grazie alla play station, ma non ha mai calcato un vero campo da gioco.
Funziona così da marzo 2012. Prima erano i tecnici del dipartimento, Nicola Pantaloni e William Sausa, a tenere i corsi ed esaminare gli studenti. Senza guadagnarci un centesimo in più rispetto al loro stipendio, ma assicurando un’alta qualità della didattica, visto che sono rispettivamente laureati in Statistica ed Ingegneria informatica e, soprattutto, lavoravano con computer veri. Hanno organizzato i corsi più o meno per gli ultimi 12 anni, quando l’abilità informatica non era obbligatoria per tutte le facoltà (come oggi), ma l’allora preside Giovanni Riccamboni, ritenne fosse necessario assicurarsi che i laureati in Scienze politiche a Padova “masticassero” un po’ d’informatica prima di entrare nel mondo del lavoro.
Allora il corso era suddiviso seguendo le direttive della patente europea, dunque 7 moduli e altrettante prove mensili “su tastiera”. Poi è arrivato il direttore del dipartimento, Antonio Varsori, messo alle strette da una riforma universitaria dietro l’altra e l’esigenza di “liberare” i tecnici dalla mole di lavoro “didattica” prima che la facoltà cadesse a pezzi, visto che due tecnici fissi ed uno esterno sono l’intero patrimonio informatico per 80 docenti più personale (altre 30 persone). Così, bando alla mano, ha affidato l’incarico ad una docente esterna, ingegnere informatico, che ha scelto la strada dei quiz: l’insegnamento si fa in aula magna, i laboratori con i pc sono stati messi da parte e l’abilità informatica si dimostra rispondendo a 30 domande su carta. «Il nuovo sistema», spiega il direttore Varsori, «è applicato da più di un anno e non ho mai ricevuto lamentele dagli studenti. Ritengo che quello che viene fatto sia utile e sono convinto che nessuno dei nostri studenti arrivi a 19-20 anni senza aver visto un pc. Ad insegnare un ingegnere informatico, non certo una persona passata per caso e l’insegnamento è stato valutato da una commissione».
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