Turatello, imprenditore simbolo

Tutti lo cercano dopo che ha denunciato la stretta creditizia. «Ma io non ho tempo: devo lavorare»
BELLUCO - GIORGIO TURATELLO
BELLUCO - GIORGIO TURATELLO

LIMENA. Con la sua protesta non pensava di ottenere in poche ore tanta popolarità. Giorgio Turatello, titolare insieme al fratello Adolfo della ditta Maes a Limena, ieri ha trascorso la giornata al telefono: dopo l’articolo apparso sul Mattino, in cui lamentava il metodo che le banche utilizzano con gli imprenditori, in tanti lo hanno contattato per avere un’intervista, per invitarlo a trasmissioni televisive e talk show. E’ stato contattato anche dall’associazione Federcontribuenti, in prima linea e a fianco degli imprenditori contro l’usura bancaria. E il segretario della Feneal Uil regionale, Valerio Franceschini, afferma che «in tutto il Veneto sono centinaia le aziende imprese edili “sane” in balia delle banche. Ditte che versano nella stessa situazione di quella di Turatello». Il titolare della Maes ha ricevuto anche un paio di telefonate di solidarietà da amici imprenditori, che gli hanno fatto particolarmente piacere.

«Sono stato metà della giornata al telefono», commenta l’imprenditore, «ma io devo lavorare. Devo portare avanti un’azienda». Ed è questo attaccamento al lavoro che l’ha portato ad avviare una ditta con pochi mezzi, arrivata a fatturare 17 milioni di euro, prima che la crisi e la chiusura dei crediti bancari la mettessero in ginocchio. Ha un’ipoteca su un capannone che vale 2 milioni di euro ma la banca gliene ha dati appena 400 mila. Ha due conti chiusi per sempre con altrettante banche, che pretendevano da lui, a metà luglio, di essere rimborsate di quasi 400 mila euro una e 175 mila euro l’altra in pochi giorni. Ha dovuto aprire una nuova attività per tirare avanti e avere più respiro. «Non mi aspettavo tanto clamore», ammette Turatello, «perché il mio voleva essere uno sfogo, volevo rendere noto come le banche in questi ultimi anni negano i soldi a noi imprenditori in difficoltà, creandoci ulteriori problemi. Ogni settimana apprendo di amici imprenditori costretti a chiudere l’attività».

Cristina Salvato

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