Tutti i colori di A Toys Orchestra

VIGONOVO. Una piccola nota in uno studio di registrazione a Berlino può diventare un grande festa durante un concerto dal vivo in provincia di Venezia, soprattutto se abbiamo a che fare con gli “A toys orchestra”. La band di Agropoli ha deciso di raccontare il caos in musica e di esprimerlo attraverso i suoi infiniti colori, portando il contrasto a livelli molto elevati. Il loro ultimo album si intitola “Butterfly Effect”. «Se una farfalla sbatte le ali a Pechino, a New York si scatena una tempesta», nella teoria del caos questa immagine serve a descrivere l’idea che piccole variazioni iniziali producano effetti esponenziali a lungo termine. Vale anche per le nostre vite. Gli “A toys orchestra” che saranno allo Studio 2 di Vigonovo domani sera, hanno voluto raccontare soprattutto il secondo aspetto. Con la sesta prova di una carriera iniziata verso la fine degli anni ’90 si confermano una delle band di punta dell’indie pop italiano. Con il cantante e chitarrista, Enzo Moretto, partiamo dall’inizio.
Perché l’orchestra di giocattoli?
«Ci piaceva il potere onirico di queste parole messe insieme. C’è il fatto che siamo polistrumentisti ma nessuno ha una formazione accademica. È come se fossimo una piccola orchestra, ma volevamo deresponsabilizzare questo termine pomposo e quindi ci siamo paragonati a dei giocattoli».
Siete stati ospiti fissi nel programma di Fabio Volo su Rai3, che esperienza è stata quella della tv?
«È una parentesi della nostra carriera di cui siamo felici, una forma di esplorazione che ci ha consentito di mettere piede in un territorio che è difficilmente valicabile per chi fa parte della nostra area. Abbiamo vissuto questa esperienza come una sorta di conquista, lo abbiamo senza comprometterci. Va dato merito a Fabio Volo che ha insistito moltissimo per portarci in tv e al cinema. Non è da tutti spingere per una band che ha poco a che spartire con quel mondo patinato».
Come è stato registrare a Berlino?
«È incredibile, quanto a Berlino, malgrado sia distante dai nostri ritmi, ci siamo sentiti a casa. La città ha così tante influenze e culture, una vibrazione così potente, ci ha regalato subito confort e feeling, abbiamo registrato in un gran studio con un team invidiabile (produttore Jeremy Glover), un'esperienza che non si dimentica».
Il primo videclip di “Always I’m Wrong” e la cover dell’album trasmettono un’atmosfera caleidoscopica. Come sono nati?
«Per stemperare l’anima greve e triste di “Butterfly Effect”. Per quanto sia movimentato è un disco molto serio dal punto di vista concettuale, che punta a esorcizzare una certa forma di dolore che mi ispira: basta leggere i titoli delle canzoni (“Made to Grow Old”, “Fall To Restart”), c’era una malinconia di fondo che andava eliminata. Non vogliamo apparire la solita band di piagnoni, sappiamo anche prenderla con un sorriso beffardo. Il video clip è senza storia e trama, c’è questa figura, che nel suo “fisic du role” rappresenta una trama di per sè che viene bombardata con ogni cosa. La copertina, di Alberto Moroso, si ispira alle macchie di Rorschach».
Sabato, ore 22. Studio 2, via del Lavoro 4, Vigonovo (Ve). Ingresso riservato soci Arci, euro 10. Info: 345/8276956
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